mercoledì 26 novembre 2014

Chameleon's Dish - Capitolo IV

NOTA: questo capitolo continua QUI
Questo post è stato oggetto di correzioni, tutto quello che vedete cancellato appartiene al passato ma è rimasto lì come memento, perché voglio mostrarvi i "dietro le quinte" della scrittura e perché mi pareva stupido cancellare ogni traccia di questo fatto anche dopo le correzioni. 
La spiegazione di queste modifiche la trovate scritta in QUESTO post. 
Buona lettura.


Il Napoli ha perso contro il Sassuolo. 


"E quando mi sono girato, lei non c'era più".
Adriano mi guarda da dietro al mio notebook.
"Atropo..."
"Sì"
"Ed era gnocca..."
"Sì."
"Ed era qui con te."
"Sì."
"E non aveva il reggiseno"
"Sì."
Si mette un po' a guardare il niente, con la faccia torva di chi non ha creduto nemmeno a una virgola del mio racconto.
"Io credo che forse... non è che penso che ti sei..."
"...Adri, no"
"... inventato tutto.."
"Non potevo inventarmi tutto..."
"E' solo che..."
Non la smetto di muovermi avanti e indietro per la stanza. Devo sembrare un pazzo, anche se sto facendo il possibile per tenere a bada i miei nervi.
"Ho fatto delle ricerche" dico "Atropo è il nome di una delle tre Parche"
"Aha..."
"Quella che taglia il filo della vita. Capisci?"
"Beh, adesso mi sembra tutto molto più chiaro."
"Davvero?"
"No."
"Era la Morte! Atropo è la Morte che è venuta a farmi visita per mettermi in guardia."
Adriano comincia a scuotere la testa e gli leggo in faccia che non sa se pensare che sto scherzando o che sono impazzito.
"Forse" mi dice, chiudendo il portatile "dovresti prenderti un po' di tempo per pensare. Maria l'hai sentita?"
"Sì."
"Le hai detto questo fatto?"
"No."
"Perché non ne parli un po' con lei?"
"Perché non sono affari suoi", taglio corto.
Adriano si finisce la sua birra guardandomi pensieroso. Forse sta cercando di essere più comprensivo.
Il Napoli ha perso contro il Sassuolo quindi Adriano è intrattabile.
E' sorprendente quanta compagnia facciano le bestemmie di Adriano, quando si è giù di morale. So per certo che lui mio odierà per i miei pensieri, però il Napoli dovrebbe perdere più spesso.
Adriano si alza dalla sedia e mi dà una pacca sulla spalla.
"Fammi sapere come va il computer" mi dice, e se ne va, portandosi dietro ancora l'eco delle sue bestemmie anti sportive e la sua faccia preoccupata.
Resto da solo in casa a pensare e a sperare che a un certo punto bussi la porta e si presenti di nuovo Atropo, a darmi qualche spiegazione in più. Però non succede niente.
Mi prendo lo stesso whisky della sera prima.
Non succede niente.
Mi metto al computer a scrivere e nemmeno succede niente, nemmeno mi viene in mente cosa cazzo scrivere.
L'unica cosa che succede è che il gatto miagola fuori al balcone perché vuole entrare.
Vivo in una casa con gatto in dotazione, siccome a quanto pare campa sul terrazzino di questa casa al quarto piano da secoli. Io l'ho adottato e lui mi fa da moglie.
In questa casa ci vivo da quando mio padre ha iniziato a peggiorare con la malattia, da quasi un anno. Ci ho vissuto con la mia bionda, per un po', e forse queste mura mi fanno male anche per questo. Forse quello che è successo ieri era solo un sogno.
Mi metto a buttare giù qualche riga.
Quando dici alle donne che fai lo scrittore loro si innamorano quel tanto che ti basta da portartele a letto. Capisci subito quando ci stanno perché non fanno domande. Dici loro che fai lo scrittore e loro sono entusiaste. Non ti chiedono se hai pubblicato qualcosa, a loro non frega niente. Lì capisci che non leggono, non hanno la minima intenzione di fare brutte figure chiedendoti di fargli leggere qualcosa, perché tanto non ci capirebbero niente, e tu sei salvo per qualche ora. Ti infili dentro di loro sperando che a un certo punto il mondo stia girando dalla parte giusta e poi finisce tutto in un ignorarsi. Loro sperano sempre che tu le prenda come spunto per qualche cosa poetica. Loro vogliono fare le tue muse. Loro pensano che tu abbia una chance per restare vivo in eterno. Loro pensano che se tu scrivi di loro e hai successo, loro saranno importanti per molti secoli.
Loro non hanno capito che muse ci si nasce e non lo si vuole, come è successo per la mia Bionda. Lei non ha mai voluto essere una musa. A lei non è fregato mai un cazzo di quello che scrivevo per lei, nè ha mai pensato che io fossi così innamorato da dedicarle quelle parole brucanti. Lei pensava che il mio fosse solo un esercizio.
Essere scrittori oggi provoca un sacco di problemi. Il primo problema è dimostrare di essere uno scrittore, il secondo problema è convivere col fatto che in realtà non sei uno scrittore fino a quando qualcuno non ti pubblica. Quindi oggigiorno si è condannati a non essere un cazzo di niente, solo uno che vorrebbeessereunoscrittoreperòcampacomeriesce fin quando CRASH non  faccio cadere il bicchiere di whisky.
Chiudo il computer e mi metto a letto, con una testa piena di cose inespresse.
Il gatto moglie si mette sull'altro posto del letto con la testa sul cuscino e mi guarda con biasimo mentre apro di nuovo il computer per andare su quei siti speciali. Il gatto mi inibisce e cambio idea.
Da quando mio padre è morto ho difficoltà a dormire e quindi accendo la TV cercando uno di quegli orribili programmi in cui la gente ti fa vedere come si cucina, ma non mi prende l'antenna, o il digitale terrestre, o una di quelle cose che non so come si fanno funzionare.
Faccio zapping. Trovo un canale pieno di x con una femmina nuda che balla attorno a un palo e immediatamente mi accorgo che forse dovevo cacciare il gatto e fare quello che mi andava di fare con le donnine finte dei siti speciali.
Più guardo quella femmina nuda che balla, più penso a Maria, ai suoi occhi tanto azzurri che ti scavano un buco nell'anima. Non sono del tutto sicuro di quello che vedo, perché le enormi tette della tipa in TV sono così simili a quelle della mia bionda che per qualche istante mi sembra sia proprio lei, a ballare attorno a quel palo. E poi, proprio mentre sto chiudendo gli occhi, mi accorgo che sto crollando in un sogno che mi terrà sveglio per le prossime notti.


martedì 4 novembre 2014

Lucca Comics - considerazioni personali - Parte Seconda

SECONDO GIORNO



[ATTENZIONE: questo post è il seguito di questo]

Ansia.
Ricordo distintamente che Marco non ha quasi chiuso occhio la notte, prima di arrendersi e svegliarsi alle 5 di mattina. Si è convinto che io stessi dormendo (cosa falsa) per cui siamo rimasti nel letto in silenzio fino alle 6, quando è suonata la sveglia.
Sono riuscita a convincere Marco che ci avrei messo solo un quarto d'ora per farmi la doccia (ingenuo) quindi sono riuscita a restare nel letto abbastanza da farmi ricordare chi ero e dove fossi e perché non ero a casa.
Poi Marco ha cominciato a darmi pressa. Abbiamo ingollato la colazione e siamo corsi per la volta di Lucca.
Il piano era questo:

- Arrivati a Lucca mi ferma all'incrocio per prendere i braccialetti.
- Marco va a trovare posto
- Una volta trovato posto Marco corre allo stand Bao per lasciare i nostri nomi sperando di rientrare nei primi 20 per avere uno sketch di Fiona Staples.

Dunque, immagino che i signori organizzatori del Lucca Comics siano perfettamente coscienti del fatto che quando uno caca un botto di soldi per avere un biglietto che vale tre giorni, si rompe solennemente i coglioni di dover fare la fila tutti i maronni di giorni per prendersi un braccialetto che dovrebbe concederti di entrare negli stand senza dover mostrare il biglietto ogni volta. Siccome nella maggior parte degli stand oltre al braccialetto devi per forza mostrare pure il biglietto, mi spiegate l'utilità di questa cosa? Forse volete solo farmi esaurire, e se è così ci siete riusciti benissimo.
Altra cosa molto divertente: il giorno prima, facendo i biglietti, abbiamo chiesto più volte da che ora si potevano prendere i braccialetti. Ci era stato risposto alle 8.00, ma quando siamo arrivati lì scopro che invece l'orario di apertura era alle 8.30. Grazie per l'ennesima menzogna!
Va bene, comunque il nostro piano è in parte saltato perchè:

- io mi metto in fila per prendere i braccialetti per entrambi, e in fila con me c'è la famiglia Addams che mangia panini al prosciutto a quell'ora di mattina, roba veramente da film dell'orrore. Due nerd mi tengono il posto mentre vado a prendere questioni con il tipo dello staff con il megafono in mano, circa il fatto dell'orario.
- In quel momento vedo passare Marco, che ha trovato miracolosamente posto ancora una volta in Piazza Aldo Moro. Marco mi rassicura dicendomi che il tipo col megafono non mi ha chiamato stronza e non sono giustificata a ficcargli il megafono in qualche orefizio.
- Riprendo la mia fila immensa e dopo cinque minuti mi telefona Marco, dicendomi che è arrivato, tutto ok, e lui era il settimo. Gli ho domandato angelicamente se si era ricordato, amore caro, che anche io volevo lo sketch e lui è caduto dalle nuvole.
- Dopo altri due minuti mi richiama per dirmi che il tipo che gestisce la fila non gli ha fatto prendere il numero anche per me, che ci dovevo stare io lì per forza.
- Mi salta un neurone, e alla fine decidiamo che prima vado a prendere il cazzo di numero di merda, e poi andiamo a prendere i braccialetti.

Ok, corro allo stand Bao, e riesco addirittura ad arrivarci perdendomi una sola volta. Fiera di me stessa mi avvicino spavalda allo stand, dove mi affibbiano il numero 13.
Dico al tipo"scusami, ma io sto con lui", indicando Marco.
E il tipo mi fa "Sì, ma sei arrivata tardi, sei comunque il 13" evvabbè.
Quindi dico a Marco "Amore, andiamo a fare i bracciali, così ci prendiamo pure un caffè".
E il tipo mi fa "Non potete muovervi di qui fino a mezzogiorno."
Panico.
Dunque, io ancora non ho capito per quale cazzo di motivo siamo dovuti restare lì per tutto quel tempo, per cui ve lo farò dire dalla razionalità nerdica di Marco, che scrive:

"allora, praticamente, cercando di dire tutto in una frase sola: non ci potevamo muovere da la perché la fila era "fisica", non hanno voluto prendere nomi e prenotazioni perché altre volte in cui l'hanno fatto è finita male, tipo una volta il 6 non c'era, arrivò mentre stavano facendo il disegno al 7 piantando una grana talmente grossa da far alzare e andar via i disegnatori, che chiusero lì, quindi per evitare qualsiasi inchippo, la fila era fisica, come mettersi in coda al comune, i numeri erano solo un'indicazione per noi, a loro non fregava nulla, bastava che stessimo là in coda ad aspettare"

Ci viene concesso di dividerci, Marco va a prendere i braccialetti di merda, e io invece rimango a fare da segna posto. Mentre sto lì fuori comincio a guardarmi attorno, e vedo una serie di maschi palesemente nerd, molto contenti di fare la fila fino a mezzogiorno.
Dunque inizio a socializzare, cosa sbagliatissima.
Chiedo per quale motivo devo stare lì, e un tipo mi bofonchia "No, è perché devi capire che la gente lascia il numero, e poi alla fine si va a fare le file negli altri stand, con la scusa di andare un attimo in bagno"
E io rispondo "E che c'è di male?"
"Che è brutto, cioè, mentre gli altri sono qui, che lui si va a fare la fila"
"Scusa, ma la Staples e Vaughan non arrivano a mezzogiorno?"
"Sì"
"E fino a mezzogiorno uno può visitarsi almeno un altro stand e fare almeno un'altra fila... cosa c'è di male?"
"No, evvabbè, che gli altri restano invece qui a fare la fila."
"Scusami, io ho pagato profumatamente per venire qui a Lucca, voi mi impedite di fare quello che devo fare perchè sennò pare brutto?"
Siccome credo di essermi scaldata un po' troppo, mi rendo conto che il nerd davanti a me non crede affatto che io abbia ragione, ma mi dà ragione lo stesso, forse per paura che io cominci a pestarlo.
Dopo qualche attimo di silenzio, mi accorgo che un altro nerd sta dicendo a quello della Bao, con un tono scherzoso al 40%, che Marco ha fatto finta di non aver preso i braccialetti, che ce li aveva in tasca, e con la scusa di andarli a prendere si stava facendo la fila altrove.
Ora: anche se fosse, cosa cazzo c'è di male? Io ho pagato, dannazione, mi sono svegliata che era ancora buio, sono venuta a Lucca talmente presto che in dieci minuti riesco a vedermi buona parte degli stand perché non c'è un cazzo di nessuno, ma tu chi cazzo sei per impedirmi di farlo? Ma soprattutto: NON ERA VERO! Davvero dovevamo prendere i braccialetti!
Marco torna giusto in tempo, prima che io decida di togliermi la cintura e cominciare a fustigare chiunque.
Decido che è ora che io prenda il mio secondo caffè e dovrei fare una puntatina al bagno, quindi avverto il signor vigilante-della-coda che mi allontano per cinque minuti, gli chiedo se vuole un caffè, e niente, mi allontano.
Una delle cose che ho scoperto di Lucca, è che il sabato non solo devi fare la fila per entrare negli stand, per guardare le cose degli stand, per entrare in un negozio, per prendere un caffè, per chiedere un'informazione, per andare al cesso, ma si deve fare anche la fila per camminare semplicemente per strada.
Quando vado al bar prendo un caffè che sa di cesso, e chiedo di andare nel bagno.
C'è la fila e mi premuro di chiamare Marco, che in quel momento stesso stava per prendere questioni con quello di poco prima che adesso sosteneva che io mi ero allontanata per andare a fare qualche fila da qualche altra parte (al cesso!!!!).
Prendo questioni anche al bagno, siccome, dopo aver aspettato un quarto d'ora, avviso la ragazza che era dopo di me che ci avrei messo un po' perché dovevo farmi una passata di matita agli occhi (siccome non avevo avuto tempo di truccarmi la mattina). L'ho avvisata perché sono una persona gentile. Ma evidentemente la ragazza dopo di me non era gentile, dato cheha cominciato a bussare alla porta del cesso perché, a detta sua, si stava preoccupando della mia salute (!!!).
Torno come una furia a fare la cazzo di fila fuori allo stand della Bao, mi leggo il primo numero di Ringo, di Recchioni, e scopro che quasi tutti quelli attorno a me odiano mortalmente Recchioni, ma si comprano ogni fottuta cosa che scrive. Per cui, a un certo punto, non ce l'ho fatta e gli ho chiesto per quale cazzo di motivo si continuano a comprare sti fumetti, se proprio gli fa schifo Recchioni. E loro, ovviamente, credo mi abbiano biascicato qualcosa in risposta, che non ho ascoltato, e Marco tuttora sostiene che nessuno mi abbia chiamato stronza, anche se io credo di averlo sentito dire a un paio di loro.
Mentre cerco di non esaurirmi ho un'illuminazione: DEVO necessariamente fare qualcosa per svelenire, dunque, perché non riversare la mia frustrazione verso gli altri? Decido quindi di esprimere il mio odio verso l'umanità fotografando tutti i cosplay peggiori che mi si paravano davanti. Li ho postati tutti su FaceBook con il tag #cosplaybrutti.
Siccome so per certo che il vero nerd è permaloso, ci tengo a specificare una cosa che ho scritto come status su FB, onde evitare che ci siano scatti d'ira della gente con la quale, purtroppo, devo pur sempre condividere il pianeta:

Piccolo chiarimento sui ‪#‎cosplaybrutti‬: prima che mi prendiate tutti per una stronza senza speranze, vorrei specificare che, facendo quelle foto, sono partita dal presupposto che se una persona si veste da fumetto/videogioco/cartone animato, questa persona deve avere una grande auto ironia e deve necessariamente prendersi poco sul serio. Soprattutto se sei un Sandman di 200 Kg. Le mie prese in giro non vogliono offendere nessuno, e se ho offeso qualcuno che conoscete o di cui siete innamorati, o qualche vostro parente, vi chiedo scusa. Però, veramente, prendetevi meno sul serio

Alla fine riusciamo a parlare con Vaughan e Staples, io e Marco li abbiamo adorati tantissimo. Grazie al tipo della Bao che mi traduceva le scemenze che dicevo, ho detto a Vaughan che voglio fare la sceneggiatrice e che voglio diventare brava come lui, che Principe Robot IV è il mio personaggio preferito, che è il più umano di tutti, e che non si deve lasciare impressionare se ho chiesto alla Staples di farmi fare invece lo sketch di Gatto Bugia.
Marco sembrava un bimbo felice e innamorato. Abbiamo qui una diapositiva:

Ovviamente io non sono brava a disegnare e questa immagine è abbastanza agghiacciante, sia perché paradossalmente assomiglia a Marco in maniera impressionante, sia perché vedere un omone grande e grosso calvo e con la barba con gli occhi a cuoricino, potrebbe essere uno dei segni dell'avvento dell'apocalisse.

Ritornando al nostro racconto, vi dico che abbiamo mangiato male un panino in una salumeria che aveva finito i panini, e ci ha dato di nascosto il pane della San Carlo (ne sono certa, siccome ce li ha fatti non davanti a noi). L'imbottitura era buona, ma poca.

Siccome io studio storia dell'arte e Marco era in debito con me per la sveglia alle 5, oltre alla visita agli stand accessibili, ci siamo fatti anche il giro di Duomo, San Giovanni, Torre e scavi archeologici. In particolare nel duomo , sul portale, nella lunetta di sinistra, c'è una deposizione e una natività di Nicola Pisano e bottega, che, per farla breve, possiamo definirla una delle tappe più importanti nello sviluppo dell'arte, se tenete conto che le altre lunette dello stesso portale sono opere contemporanee (maledettamente romaniche!).
Dentro la chiesa c'è pure il monumento funebre a Ilaria del Carretto di Iacopo della Quercia, una delle opere scultoree che si vedono in tutti i libri di storia dell'arte, ma che nessun professore di liceo sa spiegarti bene, e io non lo farò perché adesso mi rompo.

Durante il resto della giornata abbiamo fatto file per entrare ovunque, soprattutto la fila per superare un incrocio per strada, credo sia stata la nota di interesse più alta di tutta la giornata.
Abbiamo visitato il Japan Village, che è in pratica un posto dove vendono solo cose giapponesi, dove c'è gente vestita come i giapponesi che fa sfilate spiegando cose giapponesi, dove si mangia roba giapponese che fa schifo a Gesù, tipo tagliolini in brodo che se te li porti da casa fai prima e sanno pure meno di merda, e poi abbiamo cercato di vedere gli stand, ma non ci si poteva proprio avvicinare, e, comunque, dandoci un occhio, non abbiamo trovato niente di diverso da quello che si potrebbe trovare al Comicon di Napoli.
Non voglio entrare troppo nel dettaglio, anche perché mi sono rotta il cazzo di scrivere, e anche perché immagino voi abbiate smesso di leggere dalle prime tre righe, quindi vi dico solo che:

- I prezzi da fiera non esistono, la maggior parte delle cose che volevamo comprare abbiamo pensato di ordinarcele su Internet, anche solo per il fatto che era un rompimento di cazzo portarsi le buste in mano, quando ti possono arrivare comodamente a casa allo stesso identico prezzo.

- Il Comicon di Napoli è fornito delle stesse cose di quello di Lucca ed è meno dispersivo, e forse vale la pena di arrivare a Lucca solo per gli ospiti speciali.

- Di qualsiasi fiera si parli, c'è sempre molto di buono o di brutto da dire, ma l'importante è che ci si lamenti. Ho da dire un sacco di cose contro l'organizzazione di Lucca (come avete visto), così come per Napoli, ma quello che c'è di bello è che nel giro di pochi anni una massa infinita di gente si è accorta che esiste un mondo di comics, cartoni, fantascienza, videogiochi e simili, enorme e tutto da esplorare, anche solo per passare il tempo, e che, andando avanti, sta diventando sempre di più un fenomeno sociale, un fenomeno di costume a cui sicuramente bisogna prestare attenzione, se non ci si vuole perdere per strada una grossa fetta della cultura del nostro secolo.

Non so come concludere quindi lo farò così.

FINE



lunedì 3 novembre 2014

Lucca Comics - considerazioni personali - Parte 1




Sono molte le cose che non ho mai fatto e che mi dico sempre che un giorno dovrei fare. Una di queste cose era il Lucca Comics
Dopo un'organizzazione minima fatta in fretta e furia le ultime due settimane, siamo riusciti a trovare posto in un B&B in provincia di Pisa, a una mezz'oretta da Lucca. Questo non sarebbe stato possibile se non fosse per una nostra amica, che conosce da anni questo B&B (e per questo resterà segretissimo) e ci è riuscita a trovare un buco all'ultimo momento. E' possibile che un giorno questa nostra amica diventerà santa, protettrice dei nerd ritardatari.
Siccome non ho mantenuto la promessa di scrivere un post alla settimana a causa proprio di questo evento, ho deciso di infliggermi questa punizione descrivendovi la mia esperienza al Lucca Comics 2014

Vi scrivo prima le conclusioni, fresche fresche:

- Ho scoperto che i nerd sono tutti bravi ragazzi, ma tanto bravi ragazzi che il bullo che è in me vorrebbe prenderli a pugni.
- Ho scoperto che ti regalano la Red Bull per drogarti abbastanza da farti esaltare per quello che vedi e renderti l'esperienza più fica possibile e per farti comprare un sacco di roba dagli stand.
- Ho scoperto che siccome non ho mai accettato una Red Bull gratis, perché sono una brava ragazza e certe cose non le faccio, non sono stata per nulla esaltata dal Lucca Comics.
- Ho scoperto che non sono rimasta esaltata dal Lucca Comics sia perché non mi sono imbottita di Red Bull, sia perché in effetti credo di essermi persa buona parte dei Cosplay migliori e di aver subito molto il prezzo molto alto dei biglietti, coniugato con il fatto che non ho potuto vedere quasi niente perché c'era talmente tanta gente da non farti avvicinare agli stand, o da farti perdere ogni speranza di entrare nelle aree a pagamento con tutti gli organi al loro posto.
- Ho scoperto che gli altri anni la fiera era meno dispersiva. In effetti ho trovato veramente stancante girarmi l'intera città per trovare gli stand che mi interessavano.
- Facendomi qualche conto ho scoperto che la città di Lucca, teoricamente, si deve alzare un botto di soldi. Per esempio, immagino che gli stand piazzati in giro paghino un affitto per essere lì, sommati ai soldi spesi dai visitatori per i biglietti, alle multe per le centinaia di migliaia di auto fermate fuori dalle strisce o in divieto di sosta, sommato al fatto che questa gente dovrà pur andare in bagno, bere caffè, bere acqua, mangiare ecc... insomma, Lucca è una città ricca.
- Ho scoperto che mi divertivo di più a cercare i cosplay brutti piuttosto che quelli belli, e ho iniziato a fotografarli e a postarli su FB con enorme cattiveria e compiacimento, sempre perché amo il mio prossimo.
- Ho studiato attentamente i cosplay e ho scoperto che ce ne sono di vari tipi:

1) il cosplayer convinto: quello che magari si è fatto un costume con impegno e spendendoci tempo e soldi, e adesso si sente tanto soddisfatto da mettersi pure in posa quando fa le foto, senza rendersi conto che è, in effetti, un gioco e non un lavoro.

2) Il cosplayer zoccola: Quella che è davvero convinta di essere una bella ragazza, e il 30% delle volte è pure vero, quindi sceglie di vestirsi da zoccola facendosi ammirare da una serie di maschi grassi e bavosi che non sanno parlare, o facendosi odiare da un sacco di femmine grasse e bavose che non sanno parlare.

3) il cosplayer zoccolo: basta che sono magri e si mettono con il torso da fuori, magari ficcandosi in un costume da Conan il Barbaro, quando sembrano appena usciti dalla sagra dell'ossobuco e dell'osteoporosi.

4) il cosplayer appassionato: di solito non lo si guarda in faccia, perché è nascosto da chili e chili di gommapiuma, perché a loro non importa di mettersi in mostra in quanto fichi, ma importa di essere fichi in quanto coraggiosi talmente tanto da rischiare di morire soffocati pur di mettersi un costume da mordicchio.

5) il cosplayer autoironico: essere un rude omaccione appassionato di metal in calzamaglia e minigonna ti rende una persona migliore. Evviva le guerriere Sailor barbute.

6) il cosplayer che non sapeva cosa fare: si schiaffa una mutanda in testa e ti dice che è il cosplay del suo amico che non esce più con lui perché si è messo co una.

7) il cosplayer di carnevale: è la razza più infima, quel genere di persona che ricicla il vestito di carnevale da arlecchino e dice che è un cosplay di arlecchino. Da tirargli dietro la cacca.

Ed ecco il resoconto dettagliato del mio:

PRIMO GIORNO

In macchina abbiamo ascoltato per molto tempo, oserei dire per troppo tempo, gli Squallor. In particolare questa canzone. E ho detto tutto.
Siamo arrivati a Lucca alle 16.30, abbiamo trovato posto alle 17, circa. Siccome gli dei dell'Olimpo ci amano, siamo riusciti a trovare posto in Piazza Aldo Moro, sulle strisce bianche. 
In realtà Marco aveva lasciato la macchina in un vialetto nascosto in un posto auto che in realtà non era un posto auto, ma una trappola per napoletani sprovveduti, che cercano di non passare per napoletani, ma alla fine sempre quello sono, non ci possono fare niente.
Passando per la piazzetta, poi, abbiamo trovato un buco per il parcheggio e io mi ci sono tuffata manco fossi un pulmino, mentre Marco faceva questa tamarrata di andare a prendere la macchina e darci un'apparenza più legale (sempre perché noi sappiamo le buone maniere). 
E' passata una vecchia in auto grigia che mi ha chiesto se il posto dove io sostavo illegalmente, priva di autoveicolo, fosse libero e io, con una faccia da angelo, le ho risposto "eh, si, sto aspettando...", quindi la vecchia è andava via portandosi dietro i miei sensi di colpa, e probabilmente tirandomi dietro maledizioni di ogni tipo. Ricordatevi di questo episodio perché, successivamente, vi godrete la punizione del Karma per le nostre cattive azioni.
Da piazza Aldo Moro non sono riuscita a convincere Marco che avevo ragione io ad andare a destra, quindi siamo andati a sinistra e abbiamo camminato non so quanto.
Poi c'è un buco temporale nel quale non ricordo niente, e d'improvviso mi ritrovo davanti all'area Games. Dico "Marco, questa è l'area Games" ma lui mi ignora. Ci facciamo il giro attorno alle mura, all'esterno, incontrando una serie di gente vestita nella maniera più svariata possibile, senza incontrare nemmeno un cosplay fatto bene.
Arriviamo a una delle biglietterie. Chiediamo entrambi biglietti per tutti e tre i giorni, con arroganza, perché era il nostro primo Lucca Comics, perché siamo pazzi, e perché volevamo fare le cose bene organizzate e con calma (ingenui!).
Quando prendiamo i biglietti scopriamo con sgomento che NON si paga con la carta, ma solo in contanti. Mi chiedo per quale cazzo di motivo funzioni così, siccome al TG rompono le scatole dalla mattina alla sera dicendo che adesso il governo farà in modo che anche le spese di pochi euro siano fatte con il POS, ma vabbè, caco questi 70 euro dal mio portafogli previdentemente riempito da mia mamma (che solo un terno al lotto non indovina), che ha rotto l'anima per far sì che io mi portassi un botto di contanti "perché nun se po mai sapè". Deduco che il problema del Pos possa dipendere dal fatto che fosse necessaria una connessione a internet, che in un prefabbricato come quello era infattibile, o qualcosa del genere, oppure che dipendesse dalla loro immane stronzaggine. In entrambi i casi, meno male che avevo i soldi con me, altrimenti avrei dovuto percorrere mezzo paese alla ricerca disperata di un bancomat, perdendo tempo, e invalidando completamente l'utilità del biglietto del primo giorno.
Chiedo alla signorina dei biglietti, gentilmente, se hanno dei programmi e delle mappe stampate, e la gentilissima signorina  mi risponde di no, che devo chiedere agli stand poco distanti. Credo di averle anche sentito dire "fottiti stronza", ma Marco sostiene che io me lo sia inventato.
Vado a uno di questi stand dove elargiscono bevande iper caloriche con alto contenuto di caffenia con l'evidente volontà di drogarti in modo da farti entrare negli stand  per spendere quanti più soldi possibile, preso dall'esaltazione e dalla tachicardia.
Chiedo cartina e programma e cercano di darmi red bull. Dopo la terza volta che rifiuto la red bull la tipa mi dice che le cartine sono finite e devo chiedere più avanti.  Poi Marco fa la mia stessa domanda al tipo AFFIANCO alla signorina con cui parlavo io e gli vengono immediatamente lanciati in faccia tre cartine e 12 programmi. Senza Red bull. 
A quel punto ho capito che, per motivi a me ignoti, la tipa che avevo di fronte mi stava mentendo, e Marco è riuscito a trattenermi dallo strapparle la faccia, e a convincermi che non mi aveva chiamata stronza. 
Dunque, con un bruttissimo presentimento nel cuore e una grande voglia di picchiare qualsiasi essere mi si piantava davanti, abbiamo iniziato il nostro tour della fiera.
Ci siamo diretti senza ulteriori indugi verso lo stand Bao, siccome c'erano come ospiti Vaughan e Staples, sceneggiatore uno, disegnatrice l'altra, di Saga, una delle serie a fumetti più belle di tutti i tempi. Marco sembrava un bambino preoccupato che chiudessero le giostre, e in effetti le giostre non è che fossero proprio disponibilissime. 
Nel capannone infernale in piazza Napoleone in cui c'era pure la Bao, c'era un inferno di gente, e quando arriviamo lì vediamo i nostri beniamini che firmano autografi e la Staples che disegna. Chiediamo al tipo cui i due autori erano affidati in che modo avremmo potuto avere uno sketch e un autografo (siccome sul sito non era scritto manco il cazzo), e con molta gentilezza questo tipo ci ha detto che per avere lo sketch della Staples saremmo dovuti tornare l'indomani, di mattina presto. Molto presto. Ci ha detto che in pratica accettavano i primi 20 prenotati e amen, quindi il giorno dopo saremmo dovuti arrivare prestissimo e ci ha pure detto "Lo stand apre alle 9, ma stamattina già dalle 7 c'era la fila, quindi dovete venire presto".
Per farvi capire che dovevamo arrivare presto, ho scritto presto talmente tante volte che immagino voi stiate pensando che o sono pazza, o sono un eiaculatore precoce, e io stessa non so darvi una risposta in merito.
Ci facciamo un giro velocissimo per altri stand, andando anche da Bonelli e Panini, e poi ci incontriamo con amici e ci facciamo il giro della fiera.
Si preme per andare alla Villa dei Bottini, dove c'è roba di Assassin's Creed. La troviamo chiusa con un quarto d'ora di anticipo e facciamo in modo che una nostra amica non cerchi di imitare Ezio Auditore, fracassandosi una caviglia nel tentativo di scavalcare il muro. 
Poi, tristi e sconsolati, nel freddo gelido di una Lucca che all'improvviso si ricorda che a novembre è quasi inverno e quindi ti devi fottere, ce ne andiamo a mangiare in un posto dove il cibo rischiava di uscirmi dalle orecchie insieme al vino.
Il posto in questione si chiama Il Valico  che è buonissimo, fanno della carne ottima, il personale è gentile e sia antipasti che primi sono buoni e sani, quindi andateci perché ne vale la pena.
Quando siamo andati a dormire non ricordavo più il mio nome, e quella notte ho fatto strani sogni riguardanti Roberto Recchioni e un nuovissimo modello di Jabbah the Princess. Probabilmente i due sogni erano dovuti al fatto che ho visto vagabondare per Lucca Roberto Recchioni, avevo pensato di fermarlo per gli autografi, ma poi mi sono detta "vabbè, domani", ma la storia ha deciso che così non doveva essere, quindi addio Recchioni. E per la seconda parte del sogno, forse, ho subito un'alienazione mentale dovuta al fatto che la maggior parte delle principesse disney che ho incontrato in giro per la città erano pesantemente in sovrappeso e decisamente convinte di aver fatto un grandissimo cosplay.
Chiudo qui, perché sennò vengo meno alla promessa che i miei post sarebbero stati brevi. Ci sarà almeno una seconda puntata sul Lucca Comics.


[ATTENZIONE: questo post continua qui]