martedì 27 ottobre 2015

Chameleon's Dish - Capitolo XV

Violenza













Adriano ride.
Gli chiedo gentilmente di smetterla.
Lui non solo non smette ma credo stia andando in ipoventilazione.
Piange dalle risate.
È tipo accasciato sul divanoletto e viene scosso da pesanti singhiozzi. Forse l’ho ucciso.
“Smettila.” Gli dico piattamente.
Lui si asciuga la faccia sulla maglietta e si alza.
“Va bene, va bene… fammi vedere”.
Mi tolgo la maglietta. Gli faccio vedere la schiena.
“Ma che cazzo era, una tigre?”
“Eh, ti ho detto. Meno male che ci è andata giù pesante proprio quando stavo per venire. Sai che figura di merda sennò…”
Adriano ride di nuovo "sei un disperato".
 Me ne vado in bagno. Metto un po’ d’acqua fredda sui graffi che tengo sul petto.
 “E dopo averti scorticato la schiena che ha fatto?” mi chiede Adriano, seguendomi in bagno.
Sono davanti allo specchio. Sulla mia spalla spicca un livido verde-viola con la forma della bocca di Lucia.
“Mi ha chiesto di picchiarla.”
“E tu?”
“E io non volevo farlo.”
“E lei?”
“Mi ha preso a morsi e a calci”.
Mi esamino il labbro inferiore gonfio, con l’impronta dei denti di Lucia.
“Cazzo, Al, ma veramente stava male con la testa questa… meno male che ha chiamato te.”
“Eh.”
 “E comunque” riprende Adriano “Tu sei un coglione. Vai lì senza preservativi, fai sesso non protetto. Poteva restare incinta, sta tipa”.
“Sì. Sono un coglione. Fai che devo farmi il test HIV?”
 “Ma che ne so…”
“Sì, devo farmelo.”
Odio guardarmi allo specchio. Ho sempre la sensazione di non essere io. Succedono cose strane nella mia testa: di solito io mi ricordo di essere fatto in un modo, poi quando mi vedo allo specchio noto delle differenze in peggio.
 “E alla fine l’hai menata?” mi chiede.
“Sì, alla fine.”
 “Sei l’unica persona che quando scopa sta peggio di prima” Mi fa lui.
“Hai ragione” rispondo. Me ne torno in camera e mi accendo una sigaretta “è che il fatto di picchiarla… non mi andava per niente. Alla fine mi ha costretto.”
“Beh, deve essere una specie di sadomaso fai da te”.
“E comunque non è che io sia turbato perché ho picchiato una donna consenziente che mi stava per staccare il cazzo a morsi. È che… io… non lo so.. forse mi è piaciuto farlo.”
“Smettila di pensare” mi dice lui. “Stai sempre a rimuginare sul fatto della violenza. Da che hai menato quel tipo…” poi si ferma e sbotta “Al, che cazzo! Ma stai sempre a piangerti addosso!”
Sbuffo.
Adriano si avvicina al balcone. Apre la serranda. Mi vengono i brividi. Si affaccia per vedere se si sono già fatti il motorino. Si accende lì fuori una sigaretta, forse aspetta che io lo raggiunga come al solito. Non lo faccio. Si gira verso di me.
“Senti, smettila di fare l’eremita e usciamo. Gli altri mi chiedono di te.”
“E perché non alzano il telefono e mi chiamano?”
“Perché? Perché sei uno stronzo, ecco perché. Credono che a te non faccia piacere”.
“Adesso no, ma sarebbe stato carino se si fossero fatti sentire quando mio padre è schiattato. O Quando mi sono mollato con Maria”.
Adriano torna dentro casa. Mi sento sollevato.
“Fai come ti pare. Comunque alla fine ci vediamo domani sera alle nove sotto da me. Se vuoi venire muovi il culo e vieni.”
“Va bene, ti faccio sapere.”
Adriano si avvia verso la porta. Mi dice ciao. Io lo saluto con un cenno della mano e lo guardo andare via. Mi sento ancora in canna le parole che avrei voluto digli: richiudimi quel cazzo di balcone, figlio di puttana!
Adesso sono da solo in casa con quel maledetto balcone aperto che mi guarda come se mi implorasse di fare qualcosa. Che dovrei fare, comunque? Buttarmi giù?
Se mi lanciassi adesso cadrei esattamente vicino al motorino di Adriano. Sai che sorpresa per lui? Si sentirebbe in colpa? Penserebbe “Sono stato io ad aprire quel balcone”?
Mi metto la maglietta.
Ho picchiato Lucia.
Accendo il computer per vedere le ultime mail. Non c’è manco il cazzo.
Ho picchiato Lucia perché me lo ha chiesto. Mi ha detto “puniscimi”. Ha insistito. Se non me l’avesse chiesto io non l’avrei fatto. In effetti se non avesse cominciato a mordermi e a prendermi a schiaffi probabilmente nemmeno l’avrei picchiata. Mi ha aggredito.
Vado su Facebook. Ho 3 inviti ad eventi: inaugurazione al Madre per la nuova mostra di… chi cazzo è questo?
Il fatto è che mi ha preso alla sprovvista. Cioè: non mi ha chiesto come mi chiamo. Mi ha portato nella stanza che era palesemente dei suoi genitori, in una casa che era palesemente dei suoi genitori.
No, ma chi se ne fotte del Madre.
Che dovevo pensare, poi? Che era una che si voleva fare una sveltina con casa libera e ha chiamato il primo coglione di cui aveva il numero a portata di mano. Questo dovevo pensare. Che sono il primo coglione a portata di mano. Quello carino. Vaffanculo quello carino.
L’altro evento è la festa di laurea di un cristiano che ho conosciuto al primo anno di università. Ma chi cazzo l’ha mai visto? Vedi tu se è cosa che uno che hai visto mezza volta ti invita alla festa di laurea e poi magari gli devi pure fare il regalo. Dove cazzo li trovo io i soldi per il regalo? No. Non ci vado. Manco morto.
E comunque Lucia era bella, e non aveva nemmeno un graffio addosso. Aveva la pelle liscia. Mi veniva giù il magone a farle del male. Non deve essere una che fa queste cose spesso. Ma quando ha cominciato a gridarmi addosso e a prendermi a schiaffi la prima cosa che ho pensato è di tirarle una sberla. Così. Per legittima difesa, tipo. E lei, quando l’ho colpita, mi ha guardato con uno sguardo da far paura. Sembrava una bestia feroce. E mi ha chiesto di colpirla ancora. E ancora. E io l’ho fatto, come uno stronzo. Poi magari mi denuncia per maltrattamenti o mi ricatta. Magari sono finito in una specie di truffa. O mi ritrovo il filmino su youporn.
Mi arriva una notifica da una tipa che ha messo mi piace al video dei Daft Punk che ho postato ieri. Human Afer All. In effetti è da un po’ che non aggiorno Facebook con qualcosa di sensato, che non siano video di canzoni.
Carmela posta ancora roba che le ricorda noi. Ci siamo visti per pochi giorni e si comporta come se le avessero ucciso il cane. Lo so, magari non si riferisce per forza a me, ma non posso fare a meno di pensarlo. Del resto non vedo chi potrebbe essere il “bastardo violento” che cita in qualche post più sotto, inserito nella frase “Ma perché devo sempre finire con qualche bastardo violento?”
Ho smesso di esprimermi con parole mie da quando ho lasciato Maria. Devo sempre ricorrere a canzoni, poesie,citazioni.
Mi ricordo. Postai “Hallelujah” di Jeff Buckley dopo essere tornato a casa. Pioveva. Postare quella canzone era l’unica cosa che pensai di fare, come fanno tutti i cuori infranti. D’improvviso mi sono sentito stupido come un adolescente.
E forse adolescente lo sono ancora. Meno di altri. Più di altri. Mi ricordo che Maria mi chiamava spesso, al tempo. Tempo. Tempo… quanto tempo fa? Mesi? Due settimane dopo la morte di mio padre. Volevamo vivere insieme. Volevamo spaccare il mondo. Pensavo: mio padre se ne va a farsi mangiare dai vermi, meno male che c’è lei, meno male che lei mi ricorda che bisogna vivere. E poi fanculo insieme. All’improvviso mi ricordo della faccia di Maria, lei che mi dice che mi ama, che mi ha tradito, ma che mi ama e vuole restare con me, vuole che il nostro rapporto sia pulito. E io, che non ce la faccio più, le tiro uno schiaffo. E poi un altro.
Lei mi chiede scusa, ma io sono fuori di me.
Io ho picchiato Maria, cazzo. E lei mi ha chiesto scusa.

lunedì 19 ottobre 2015

La Regina nel Bosco - Recensione

Non tutte le fiabe iniziano con c'era una volta. Non tutte le fiabe hanno un valoroso principe che salva una delicata fanciulla addormentata in un bosco incantato.
Da quando?
Da quando Neil Gaiman ha deciso di creare delle fiabe che possano stare al passo coi tempi.
Raccontare una storia in cui l'eroe è il principe ormai non va più bene. Le donne non sono più ragazzine rammollite e sognanti, ma sono persone vere, che hanno tra le mani veri e propri regni da gestire, sono donne in carriera, sono forti e sanno prendersi le proprie responsabilità.
La Regina nel Bosco si presenta a tutti gli effetti come un libro per ragazzi, illustrato molto "alla moda" in stile vagamente Dark (direi un soft dark, come piace ai ragazzini, con teschietti e qualche tocco dorato) da Chris Riddell.

Neil Gaiman
Lo adoro. Leggo quasi tutto di lui da quando sono stata fulminata da American Gods, attualmente sua opera (per quanto mi riguarda) insuperata a livello di complessità di trama e di profondità di contenuti.
Credo che l'autore abbia passato la sua intera vita a studiare favole e mitologia e il risultato dei suoi studi è venuto fuori in praticamente tutto ciò che ha scritto e per qualsiasi medium.
Autore di fumetti, televisione, romanzi e libri per ragazzi, per me rappresenta forse uno dei più interessanti scrittori viventi.
È il mio preferito (non si era capito) e lo perdono anche quando resto profondamente delusa da quei libri che pubblica giusto per guadagnare dei soldi, poco ispirati e con idee riciclate da altre opere (mi riferisco in particolare a "l'Oceano in fondo al sentiero", che mi ha fatto schifo).
Se volete approfondire sull'autore vi passo il link al suo sito ufficiale: http://www.neilgaiman.com/
Ha anche una pagina Twitter e una Facebook.

Chris Riddel
Non esiste una pagina di Wikipedia in italiano per questo autore, che, a leggerne il curriculum on line, sembra anche piuttosto premiato e famoso in Inghilterra (leggetevelo da voi qui).
Sulla quinta di copertina del libro c'è scritto che ha vinto un sacco di premi.
Devo dire che i suoi disegni puliti e molto grafici sono proprio da libro di favole vecchio stile. Trovo insopportabili alcune asimmetrie nei volti dei suoi protagonisti.

La Regina Nel Bosco
Avete presente Biancaneve?
Quando il principe la sveglia con quel bacio, poi dopo cosa succede? Vissero davvero felici e contenti?
Trovo molto complicato spiegarvi la trama di questo libro per ragazzi senza fare spoiler.
Bisogna tenere ben presente che si tratta di un libro per ragazzi. Quando lo aprite la scrittura è lineare e semplice, si fa capire bene ed è bene illustrata. Quindi non aspettatevi questo grande capolavoro di narrativa contemporanea, almeno per quanto riguarda la costruzione delle frasi.
Il punto forte di tutto è la trama.
I personaggi femminili "mitici" ci sono tutti: la regina, la strega, la fanciulla addormentata.
Ci sono i nani, ma non ci sono principi. Non se ne vede nemmeno uno, e forse questa è la cosa più importante.
Mi viene da pensare che il target scelto da Gaiman sia quel popolo di bambine che non vogliono più pensarsi delle Cenerentole o delle Belle Addormentate. Si rivolge a quelle bambine che non vogliono aspettare che qualche maschione le svegli.
Era nell'aria da un po' di tempo, questo fatto. Se guardiamo ai nuovi film della Disney e ci facciamo uno studio sulle nostre eroine preferite, ci rendiamo conto che già dalla Bella e la Bestia c'è un'inversione di tendenza: una donna (una che ama leggere: un'intellettuale!) che salva l'uomo, prigioniero della propria brutalità. Però il distacco totale dalle solite vecchie storie, nella Disney, non c'è mai stato, soprattutto perché la Disney tende sempre a sottolineare le diversità tra uomo e donna e non a superarle.
Poi prendiamo Fables, quel fumetto orribile che non sono riuscita a leggere in cui tutti i personaggi delle favole esistono nel mondo reale: già lì l'interpretazione dei vari ruoli dei personaggi favolistici cominciava a cercare di ritornare nel nostro mondo, di stare al passo coi tempi, ritrovando quei personaggi mitici in situazioni di pericolo, in complicazioni sentimentali, che facevano saltare all'occhio come quegli archetipi non fossero più così universali.
Anche tutti i lavori di Gaiman precedenti erano su questa stessa falsa riga. Ma questa fiaba è il passo oltre, il gradino successivo.
Ha fatto molto scalpore l'immagine del cosiddetto punto centrale della storia: la regina che bacia la principessa per risvegliarla dal suo sonno.
Lo giuro evito tutti gli spoiler. Però sì, quella è proprio la parte migliore della storia, e per quanto certi benpensanti possano dire che sia un'immagine diseducativa (ommioddio, un bacio lesbo in un libro per bambini!) è esattamente lì che si vede la portata innovativa del prodotto.
Non prendiamoci in giro: è ovvio che alla base di tutto c'è la volontà mediatica di fare scalpore. Ma una cosa è cercare di fare notizia inserendo qualcosa giusto per creare disappunto, altra cosa è costruirci attorno un'architettura talmente ben congegnata da rendere quella singola scena un tratto non solo caratteristico, ma anche perfettamente coerente con il personaggio che la attua.
Quindi sì, lo ha fatto per vendere, ma lo ha fatto veramente bene.

I Personaggi
Onde evitare troppi brutti spoiler, ve ne descrivo solo uno ma buono.
In questo libro non ci sono nomi. Lo dice lui stesso, in una parte:
"La regina stessa aveva un nome, ma ormai tutti la chiamavano solo Altezza. I nomi scarseggiano in questo racconto".
La scelta è particolarmente evocativa, "ne sa", potremmo dire. Il nome è una cosa magica, è una cosa segreta (e chi studia mitologie e religioni lo sa bene!) e il fatto di non voler dichiarare il nome di nessuno, né della regina né dei nani (perché il nome dei nani nessuno lo conosce "agli esseri umani non era permesso conoscerli, perché quelle erano cose sacre") da un lato ti catapulta in un mondo indefinito, crea l'atmosfera, dall'altro ti permette di capire i sottintesi.
E quindi, giusto perché lo spoiler ci piace farlo bene, vi dico che, leggendo, si capisce perfettamente che la regina sconosciuta è in realtà una principessa conosciutissima: Biancaneve.
Gaiman si è chiesto: ma una volta che la tipa è stata svegliata, vive felice e contenta? Può una Biancaneve moderna essere felice di sposarsi e avere bambini e vivere per sempre felice e contenta così? è questo il suo lieto fine?
Una Biancaneve moderna si sveglia la mattina del suo matrimonio e trova la prima scusa valida per non sposarsi, perché non vuole, perché non è pronta. Perché forse nemmeno più i matrimoni, in questo mondo, possono mettere fine a una storia e farne cominciare un'altra.
Questa Regina decide che sposarsi sembra "una cosa inverosimile e oltremodo definitiva" e poi pensa anche che il matrimonio rappresenta "la fine della sua vita, se la vita è il tempo delle scelte".
Di solito è il protagonista uomo che ha paura di mettere su famiglia, avere figli e tutto il resto. Qui invece no. E infatti questa Biancaneve rinnovata, regina di un enorme regno, molla tutto e si fa artefice del proprio destino. Addio alle sciocche femminucce che vedono come massima aspettativa della loro esistenza l'accasarsi con il primo che baciano per metterci su famiglia!
Il finale è con un mesto lieto fine, ma che promette anche un seguito (che non so se andrà mai in porto).
Ho deciso di non parlarvi degli altri personaggi perché trovo molto complicato descriverli senza spoiler, e questo libro non merita spoiler.
Penso proprio che dobbiate leggervelo.
Il colpo di scena c'è, e, vuoi perché ieri sera stavo morta di sonno, vuoi perché parto prevenuta e amo quasi tutto quello che fa Gaiman, credo proprio che sia costruito in una maniera impeccabile.

A chi lo consiglio
A tutte quelle persone che amano ancora le fiabe, a tutti quelli che si sono appassionati a quella cagata di Once Upon a Time e che decidono di leggere qualcosa di fatto meglio. A chi ama Neil Gaiman e ha adorato quasi tutti i suoi lavori. Ai genitori coraggiosi che vogliono dare ai loro figli dei modelli diversi a cui ispirarsi.

A chi non lo consiglio
Agli omofobi che si scandalizzano per uno stupido bacio lesbo. A chi pensa che sia già stato detto tutto sulle favole. A chi non sa più leggere libri per ragazzi.


martedì 13 ottobre 2015

Chameleon's Dish - Capitolo XIV

Hai mai letto Bukowski?



Ci sono delle canzoni che ti restano attaccate al cervello come le ostie sotto al palato. Quelle canzoni ossessive che ti ripeti continuamente mentre fai qualsiasi cosa, mentre mangi da solo una pasta col pesto pronto Buitoni, mentre ti metti a scongelare una fetta di carne nel lavandino.
Alle dieci e venti di sera guardo testardamente Real Time e continuo a ripetermi Human After All dei Daft Punk, anche mentre il Dottor Jessen fa le visite ai cazzi censurati di inglesi dalla scarsa igiene personale.
Mi squilla il cellulare. Non conosco il numero.
“Sì?”
“Pronto…?” è la voce di una donna che non conosco.
“Sì, pronto?”
“Spero tu sia quello carino…”
“Cosa?”
“Ah, sono Lucia, quella del caffè. Tu e il tuo amico mi avete lasciato il numero”.
“Oh. Oho… ho capito. Sì.”
E poi non dico più niente. Lucia mi sorride senza che possa vederla. Non mi ricordo manco più come è fatta.
“Allora, tu sei quello carino?”
“Io… beh, chi era quello carino, secondo te?”
“Quello coi capelli, è ovvio.”
“Ah, sì, sono io quello coi capelli.”
“Fantastico, questa volta ci ho preso.”
“Ahm… sì, comunque… mi dispiace per il mio amico, deve aver… sai, è un tipo che gli piace…”
“Hai una voce sensuale, sai?”
“Ah. Hm…” Tossisco. Poi mi chiedo perché l’ho fatto.
“Ti piace leggere?”
“Sì.”
“Hai mai letto Bukowski?”
“Sì, tutti leggono Bukowski.”
“E ti piace?”
“Quando sto di genio.”
“Hai mai letto Pirandello?”
“Certo.”
“E cosa fai nella vita?”
“Io… scrivo.”
“Scrivi? E cosa scrivi?”
“Ahm, adesso un giallo.”
“Davvero?”
“Sì.”
“Hai pubblicato qualcosa?”
“Solo racconti.”
“E scrivi solo gialli?”
“No, questo è il primo.”
“E cosa scrivi di solito?”
“Roba che non piace alla gente…”
“Eros?”
“Anche.”
“Non mi stai prendendo in giro?”
“Oh, perché dovrei?”
“Hai dato il tuo numero di telefono a una sconosciuta, potresti essere qualsiasi orribile persona.”
Tecnicamente glielo ha dato Adriano, ma preferisco glissare su questo dettaglio.
“Gli scrittori sono tutti persone orribili.” Le dico.
Ride. La sua risata mi eccita mortalmente.
“Sai, la tua voce…. Ho voglia di sentirmela sul collo…”
“… La mia voce?”
“Sì. Voglio sentirti parlare vicino al mio orecchio.”
Dovrebbe fare una hot line erotica, questa Lucia.
“Ti stai toccando?” Mi chiede.
“Sì” le rispondo, anche se non è vero. Non lo so perché le ho risposto così.
“Anche io mi sto toccando.Perché non vieni qui? ”è sottinteso un ordine, nel suo modo di sospirare quelle parole.
“Io…”
Ride di nuovo. Mi fa impazzire.
“Sei timido?”
“Oh, non direi” e mi sento colpito nel vivo.
“E allora vieni.”
Mi chiude il telefono in faccia. Ho giusto il tempo di accorgermi che non mi ha detto l’indirizzo che mi arriva un sms. Vive a via Aniello Falcone. Da qui col motorino ci metto dieci minuti.
Il mio cervello si attiva insieme a quella stramaledetta canzone dei Daft Punk.
Turururururu… turururururu… nella doccia c’è Atropo che mi guarda male. Apro l’acqua e lei non va via. Il suo trucco da femme fatale non si scioglie, come se fosse finta. Però il suo tubino nero le si attacca addosso.
“Non dirmi che hai deciso di farti fare fuori, finalmente…” mi dice, sogghignando con disprezzo. Tutte quelle f mi confondono.
“E da quand’è che sei gelosa?” le chiedo, mentre mi insapono le palle.
“Non è gelosia. Pensaci bene, se vuoi morire non sarebbe meglio un metodo più veloce?”
Turururururu… we are human… Turururururu after all…
“Potrebbe aspettarti a casa con un coltello da cucina. Tu entri e lei ti piazza la lama dritta nel petto. Un colpo bello forte.”
Flesh uncovered…. Turururururu after all…” le rispondo in falsetto.
Mentre mi asciugo Atropo si siede sul bordo del lavandino.
“E se avesse l’aids? Che fine ingloriosa per il povero piccolo Al, non trovi?”
Turururururu…. Nananananananaaaa
Mi infilo i jeans meno sporchi, una maglietta miracolosamente pulita con Chewbacca che si asciuga con il phon. Lo so che Atropo non vuole farmi uscire. Mi viene da ridere e la ignoro. Le canticchio quella canzone in faccia per farla imbestialire.
Turururururu, nana… flesh uncovered…”
 “Oh, sei proprio uno stupido… E Adriano non lo avverti? Potrebbe ucciderti lui, se viene a sapere che ti sei preso la donna che voleva lui.”
Human human human human…
Scendo per le scale a saltelli, dopo aver sbattuto forte la porta di casa. Per le scale la signora di sotto cerca di uccidermi con un ombrello che maneggia come una spranga. Sento i passi leggeri di Atropo dietro di me, con la sua presenza fredda che mi raggela la schiena.
“Non è proprio la serata adatta per uscire, ti dico.”
Turururururu…. Turururururu… Turururururu….. Turururururu…. After all…
Accendo il motorino e parto. Sento Atropo dietro di me che mi stringe i fianchi e mi fa venire freddo fin dentro le ossa. Insieme a lei corro il più velocemente possibile verso Aniello Falcone.
Arrivo al numero indicato. Parcheggio sul marciapiede. Human tudu human tudu huma tudu human tudu after all…
Mi accorgo all’improvviso che ho l’affanno, come se fossi corso sulle mie gambe da Materdei fin lassù. Prendo tre profondi respiri prima di citofonare al numero 2306.
“Chi è?” mi chiede Lucia.
“Quello carino.”
Non mi ha mai chiesto il nome. Il portone si apre. Mi guardo alle spalle. Atropo è seduta sul mio motorino. Ho la sensazione che mi stia giudicando.


mercoledì 7 ottobre 2015

Chameleon's Dish - Capitolo XIII

Tu non sai niente Jon Snow

“Tuo padre diceva sempre che avresti dovuto fare lo scrittore”
“Ah si?” rispondo a mamma, con apatia.
“O il regista.”
“Ma davvero?” nel piatto la lasagna mi guarda come se volesse mangiare lei me. Mio fratello si versa altro vino. È rosso in faccia e soffre di pressione alta, dovrebbe smetterla di bere e fumare, ma se ne fotte, e mia madre pure se ne fotte e non gli dice niente. Si premura sempre, però, di mettergli addosso un grembiule rosa per non fargli sporcare la camicia. Con me non l’ha mai fatto, anche se sono quello più piccolo.
“E quando l’avrebbe detta questa cosa?” chiedo, leggermente snervato.
“Sempre!” dice lei.
“Beh, a me non l’ha mai detto.”
“Eh quante cose non sai…”
Mi verso anche io un po’ di vino. Di fronte a me una televisione spenta riflette la vetrina piena di disordine di tazzine antiche che non valgono niente e bicchieri di cristallo spaiati. La porta aperta mi fa vedere l’infinità di stanze una dentro l’altra che portano fino alla mia vecchia camera da letto, lì dove mio padre ha deciso di andare a morire.
“Tu non sai niente, Jon Snow” dice mamma. Mio fratello ride guardandomi.
“Continui a guardare quella merda?”
“Tuo fratello mi ha scaricato i libri sul weysblooc”
“Eh?”
“Sull’ebook” interviene mio fratello.
“Ma come fai a sbagliare tutti i termini?”
“Zitto, Jon Snow”.
Sospiro. Mi fa piacere vedere che mamma si sia ripresa dal lutto.
 “E il violino? Perché non riprendi a studiare? Sai, ho sentito la tua maestra l’altro giorno, mi ha chiesto di te e dice che è un vero peccato che non hai continuato a studiare”.
“E che studio a fare, tanto sono troppo vecchio per fare il concertista…”
“Sì, però non è che devi fare per forza il concertista…”
Sbuffo.
 “E l’università?”
La lasagna proprio non se ne scende. È come se fosse un pezzo di pozzolana difficile da masticare e ingoiare.
“Amore, non sprecare il tuo talento, prenditi questo pezzo di carta così magari parlo con qualche vecchio collega, ti troviamo un posto pure a te. Magari puoi fare domanda nelle scuole…”
“Non voglio fare l’insegnante”.
“E che vuoi fare?”
Lo scrittore. Voglio fare lo scrittore. Non rispondo, tanto lo sa già cosa voglio fare. E lo sa pure lei. Bevo altro vino.
Dopo un pranzo umiliante e troppo grasso, mi metto sul balcone a fumare. Mio fratello mi raggiunge e fuma pure lui. Nessuno dei due sembra aver voglia di parlare. Poi Paolo decide di rompere il ghiaccio.
“Mamma non ti ha detto che sta finendo i soldi sul conto?”
“Non mi ha detto niente.”
“Beh, li sta finendo”.
“Mi dispiace.”
Paolo mi guarda come si guardano i sottoposti. Si è tolto il grembiulino da stupida ragazzina. Si è sporcato lo stesso la camicia.
“Non ce la fa a mantenerti, Al” mi dice.
“Aha…”
“Devi trovarti un lavoro, oppure prendi una decisione con questa cazzo di università”
“Guarda che io sto cercando lavoro…”
“Scrivere uno stupido romanzo non è cercare lavoro.”
Il suo tono aggressivo mi innervosisce. Per un istante mi viene di tirargli la sigaretta accesa in faccia.
"La scrittura è una cosa che se mai ti farà guadagnare qualcosa, ci vorrà molto tempo. A te i soldi servono adesso".
Fuori al balcone si sente il rumore della strada sotto. All’improvviso mi ricordo di quel sogno in cui mi buttavo giù. Mi si blocca il respiro alla bocca dello stomaco e mi sento le gambe molli.
“Devi trovarti un lavoro vero. Mamma ti paga la casa, non se lo può permettere… perché non torni qui con lei?”
“Ma perché non ti fai i cazzi tuoi?” gli rispondo. Devo vincere quella sensazione di vuoto che sento nelle viscere. Per un istante getto lo sguardo oltre la ringhiera. Per un istante quel pavimento fatto di macchine, laggiù, mi sembra una prospettiva allettante.
“Senti, io sono preoccupato, mamma poi è sola… forse si risolverebbero un sacco di problemi se tu…”
“Se io mi mettessi a fare il badante di mamma mentre tu continui a fare i cazzi tuoi senza sentirti responsabile di niente, giusto?”
“Eh, bravo, continua a stronzeggiare.”
“Non sto stronzeggia…”
“Sei un egoista viziato, Al. Dovresti pensare a quanti soldi hai fatto buttare a mamma e papà in tutti questi anni di fuori corso e in questo stupido vizio di voler campare da solo.”
“Paolo, ho ventisette anni, Cristo, è giusto che io viva da solo!”
“Ma non a spese di mamma!”
“Io non le ho mai chiesto niente!”
“Ah, certo, perché l’affitto puoi pagartelo da solo…”
“Se me lo lasciasse fare…”
“Se te lo lasciasse fare saresti un fottuto barbone!”
“E dimmi un po’, il tuo di lavoro invece come va?”
Lo vedo farsi ancora più rosso in faccia.
“E il matrimonio?”
“Non ti permetto…” Ecco, me la tira lui la sigaretta addosso. Non mi fa niente, ma la vedo cadere giù accesa. Mi sembra di essere quella sigaretta. Mi manca il respiro e sento che le mie gambe vogliono buttarmi fuori da quel cazzo di balcone. Ma le mie mani si afferrano alla ringhiera come se il palazzo stesse per crollare.
“Al…”
Sto tremando.
“Al… stai bene?”
Guardo la faccia d’improvviso preoccupata di Paolo. È il momento di andarmene. Riesco a staccare una mano dalla ringhiera e me la passo in faccia.
“Lasciami in pace, coglione” e torno dentro, dandogli una spallata.
Il dolce che ha portato Paolo sa di sabbia. Mamma dice che faccio un buon caffè. Lo faccio io, ma viene bruciato. Fumiamo un altra sigaretta, mentre lei ci racconta le cose che ha fatto durante la settimana. Tanto mi telefonerà stasera per la buonanotte.
Paolo va via prima di me. Quando sto per andarmene mamma mi mette cento euro in mano, con l'aria complottista di uno spacciatore.
"Non mi servono" le dico.
"Ai figli muti li capisce la mamma!" mi sorride.
"Senti, ma è vero che stai finendo i soldi?"
"Te l'ha detto tuo fratello?"
Non rispondo.
"Tuo fratello è una palla, vive tutto come se fosse una tragedia. Tu prenditi questi soldi, io la pensione la tengo e non mi preoccupo. Poi devo pure avere la pensione di tuo padre, quella che aveva già maturato..."
"Ma..."
"Zitto e prendili, okay?"
Un bacio sulla guancia. I soldi in tasca. Bruciore di stomaco. Un'altra domenica è andata.


venerdì 2 ottobre 2015

I nerd del sesso [Sunstone volume 1 - recensione]


Cosa c'è di meglio di due lesbiche? Due lesbiche che fanno bdsm.

Se siete dei lettori approssimativi potete approcciare questo fumetto con lo spirito descritto nella prima riga di questo post.
Se invece vi interessa qualcosa che vada oltre la vostra stupida volontà di toccarvi il piripillo (o la pripilla), potete leggere questo fumetto senza preconcetti e con la voglia di osservare qualcosa di particolare, con ottimi disegni, bei colori, senza dar troppo peso a una trama inesistente, ma cercando di farsi coinvolgere dai personaggi e dalle loro stupidissime e talvolta snervanti preoccupazioni.



Stjepan Sejic
È un autore croato che ha fatto carriera con il fantasy. A un certo punto (come scrive proprio lui in un racconto fumettoso circa la genesi di questo ultimo lavoro alla fine di questo primo volume), ha avuto una forte crisi creativa.
Da questa crisi creativa è nata la volontà di mettere in scena qualcosa di nuovo, che in realtà nuovo (per lui) non è, visto che ha ripescato delle vecchissime tavole che risalivano addirittura all'inizio della sua carriera come fumettista.
Buon per lui che ha superato il blocco creativo.
Tutto questo lo ha portato ad aprire un account su Deviantart in cui postava immagini unicamente di pin-up fetish, "niente di serio" (dice lui), puntando tutto sulle immagini erotiche (chiamalo scemo) per avere visibilità.
Da lì due personaggi in particolare sono diventati il tema principale di tutto l'account che nasceva privo di volontà narrativa.
La cosa pare gli sia sfuggita di mano.

Se volete approfondire questo link vi porta alla pagina Deviantart dell'autore: http://shiniez.deviantart.com/

Sunstone 
In questo fumetto si racconta la storia di un amore tra due donne accomunate dalla passione per il bdsm.
Ora, il tema è quello giusto, perché sinceramente è quel genere di temi che "spaccano":
-  Ci sono due donne mezze nude in quasi ogni tavola;
-  Si parla di lesbiche quando l'omosessualità femminile è uno di quei discorsi che sono stati molto complicati da fare negli ultimi anni con una certa serenità (e forse questo è dovuto anche al fatto che di solito quando si parla di lesbiche si finisce per trovarsi attorno una serie di stronzi maschilisti che pensano che essere lesbiche significhi essere delle zoccole);
- Si parla di una pratica sessuale che il grande pubblico demonizza spesso come una stranezza da guardare con la puzza sotto al naso.

Gli ingredienti sono buoni, c'è un problema con la narrazione.
In realtà la storia non è che sia una grande storia, non sembra promettere grossi colpi di scena per i volumi futuri. Sono solo due tipe che si conoscono via internet, si piacciono e poi si incontrano per fare sesso selvaggio. Niente draghi, mostri, colpi di scena imprevisti, azione.
Soprattutto sesso, ma pochissimo sesso. Se ne parla con molta scioltezza, ma nel momento in cui di solito il voyeurismo vorrebbe farti scendere in particolari più scottanti, l'autore sceglie di glissare con eleganza, evitando quindi scene spiacevoli e volgarità non richieste.
Le tavole sono belle, le vignette sono ben gestite, ma è il testo che mi ha creato qualche perplessità:
1- Ci mette 6 tavole per fare uno spiegone introduttivo. Mi ha annoiato da morire, anche perché quasi tutto il fumetto vede la presenza incombente della voce narrante di Lisa, che oltre ad essere ridondante, è veramente prolissa. Di solito quando leggo un fumetto mi piace guardare quello che succede, non guardare quello che succede e leggermi anche la spiegazione di quello che sta succedendo.
2- Noi vediamo il punto di vista di Lisa. La voce narrante è Lisa. Posso accettare di vedere in ogni stramaledetta tavola il trafiletto di testo della voce fuori campo (di Lisa) che mi spiega quello che sto vedendo. Quello che veramente odio nei fumetti è il baloon dei pensieri. Quelli proprio mi fanno incavolare. Ma mi sono veramente snervata quando ho letto anche i pensieri di Ally. E di Alan, l'amico di Ally. Penso che se uno sceglie un punto di vista e una voce narrante, sarebbe più coerente seguirlo per il resto del fumetto. L'ho trovato sciocco.
3- Lisa vuole fare la scrittrice. Vuole scrivere libri fantasy. Ci sono, all'inizio, un paio d vignette dove lei comincia a scrivere e poi si distrae perché pensa al sesso. La scena doveva essere divertente (e a me non ha fatto ridere per niente), ma soprattutto avrei voluto che Sejic si fosse sforzato un po' di più per rendermi credibile la bravura di Lisa, che invece scrive come se stesse in una chat di WOW.
4- Ridondanza. Le ragazze sono entrambe spaventatissime per il primo appuntamento e in 18 tavole ripetono tutte e due le stesse identiche preoccupazioni. In 6 tavole avrebbe potuto dire le stesse cose con meno parole facendomi annoiare di meno.
La ridondanza si avverte anche in altri momenti. Tipo, Ally è una persona un po' sola, questo fatto lo si dice una volta nelle didascalie della voce narrante, un'altra volta lo dice Lisa quando capisce che Ally è una persona sola, un'altra volta glie lo dice in faccia il suo migliore amico che ci tiene tantissimo a dirle che è il suo migliore amico (come se non si fosse capito quando la voce narrante ci ha presentato Alan come il migliore amico di Ally). Mi stava per esplodere la faccia.

I personaggi 



Lisa
La protagonista. Lei racconta la storia, lei la sta scrivendo. La sua voce è quella che fa da filo conduttore per tutto, e talvolta è invadente e snervante. Cerca di essere simpatica e lo fa rendendosi insopportabile, nel suo voler a tutti i costi non dirti una cosa ma girarci attorno con cento parole tutte molto "simpatiche" che allungano il brodo e te la rendono antipatica.
Vuole fare la scrittrice, ma è palese che non sappia scrivere. Se l'autore avesse voluto rendere il personaggio credibile ci avrebbe dovuto lavorare di più.
Delle due è quella con i capelli corti.



Ally
Maniaca dei gadget sessuali, questa tendenza a sperperare i soldi viene giustificata con un furbissimo ma piuttosto sciocco "notevole conto in banca". Sembra una donna in carriera che mi ricorda in maniera sorprendente Bayonetta. Delle due è la dominatrice, sebbene, per come l'ho letta io, mi pare quella più fragile e insicura.
Appassionata di videogiochi, ha un migliore amico insopportabile che se fosse vivo e lo incontrassi per strada lo prenderei a pugni sul naso.
Sono rimasta molto colpita dal fatto che non abbia creato il solito cliché delle coppie lesbo nelle quali una delle due deve fare la parte del maschio. Spero che nei prossimi numeri si mantenga così, anche se il mio intuito mi dice che Ally prenderà questo ruolo. Spero di sbagliarmi.



I disegni
Sono il vero punto forte.
Sono eccezionali, sia nel colore, sia nei modelli, sia nello studio delle espressioni, che trovo estremamente naturali, molto piacevoli e accattivanti.

Conclusione
Tematica e disegni sono ottimi, la storia è inesistente e questo forse a causa anche della nascita "sperimentale" del fumetto. Non ci si legge questo fumetto cercando un capolavoro, ma è un buon passatempo.
È una storia d'amore, in effetti. E sebbene abbia provato in ogni modo a non finire nei soliti stereotipi delle lesbiche, non posso nascondere che credo che alla base di un eventuale successo del fumetto ci sia proprio il fatto che si parli di sesso tra donne. L'importante è che non lo faccia rivolgendosi al solito gruppo di rattusi che non capiscono un cazzo delle tematiche dell'omosessualità, ma lo faccia semplicemente perché è uno dei modi di raccontare una storia d'amore, che può tanto nascere dalla passione per il gioco di ruolo, per la lettura, per i copri teiera in macramè, oppure per una comune passione per una pratica sessuale.

A chi lo consiglio 
A chi vuole passare il tempo con una storia per niente cervellotica. A chi si appassiona alle storie romantiche "moderne". A chi non ha pregiudizi sulla sessualità di qualsiasi genere. A chi piacciono i disegni belli, senza dar troppo peso alla scrittura. A chi sa cos'è il bdsm ma vuole cominciare a capire che la gente che lo pratica non ha un passato traumatico alle spalle o turbe psichiche.

A chi non lo consiglio 
Ai maschilisti. A quelli che vanno cercando di farsi le seghe sui manga. A chi ha qualche problema ad accettare la diversità. A chi pensa di star comprando un manuale di bdsm. A chi sta cercando una storia che parli di sesso e basta.