Ieri sera su Rai 1 c'era questa nuova serie TV firmata RAI in collaborazione con una serie di altri mammasantissimi (la serie è creata dallo stesso che ha inventato X-Files, mica l'ultimo scemo) della produzione internazionale. Tutti si aspettavano una cosa da strapparsi le mutande, ma io, in fin dei conti, avevo già un'idea di cosa sarebbe successo. E quindi: che cosa abbiamo visto ieri sera?
Le serie TV a sfondo storico
A me piacciono le serie TV storiche, in costume. Mi sono vista I Borgia, mi sono vista I Tudors, The White Queen, Marco Polo. Me le sono guardate sapendo perfettamente che quello che avrei visto non sarebbe stata una ricostruzione storica affidabile, ma una cosa romanzata, modernizzata, fatta per vendere e per piacere alla gente che si appassiona alle trame di intrighi politici ambientati in una ricostruzione immaginaria di un passato attualizzato, ma che suggerisca una verosimiglianza con il contesto storico prescelto. Data la mia formazione, tendo ad essere anche piuttosto polemica con le inesattezze che ci propinano queste serie TV, ma me le guardo lo stesso con il sorriso, perché lo scopo di questi prodotti non è quello di proiettarci in un documentario scientifico, quanto piuttosto di intrattenere un pubblico generico che è attratto più dal family drama e dagli intrighi, che dall'effettiva veridicità storica.
Il Dramma Storico
Questa è roba vecchia. Pensiamo, per esempio, a quando Shakespeare scrisse l'Amleto. Stava facendo una ricostruzione storica, ambientando l'evento in un Medioevo attualizzato al suo contemporaneo. E ha fatto così anche per Romeo e Giulietta e per Antonio e Cleopatra, per non parlare del Giulio Cesare. Si tratta di un esercizio creativo che mostra la storia, quella reale, quale sfondo di una storia inventata che parli di personaggi e della loro interiorità, delle loro motivazioni che li hanno portati ad una fine che tutti noi conosciamo. Poi sono venuti i romanzi storici (avete presente Ivanhoe?) che hanno fatto esattamente la stessa cosa.
Le serie TV a sfondo storico, almeno quasi tutte quelle di produzione più recente, si configurano, in sostanza (almeno quelle che ho citato fino ad ora), come un family drama di ambientazione storica (principalmente perché indagano le vicende di una dinastia), che resta vincolato ad elementi derivanti dagli eventi reali (alcuni "fatti", le date, ecc...), ma soffermandosi in particolar modo sui personaggi e le loro motivazioni, in modo da rendere il pubblico partecipe e in modo che lo spettatore vi si possa immedesimare. Dati questi particolari elementi, in pratica I Medici è una serie TV all'americana perfettamente in linea con tali parametri, un prodotto buono (non eccellente) che è sostanzialmente all'altezza delle altre serie TV dello stesso stampo che si vendono in giro per il mondo, di produzione esclusivamente estera. Qual'è il punto? Il punto è che per la prima volta la RAI ha fatto un lavoro che si può definire all'altezza del mercato di Serie TV estero. E questa è una cosa buona.
Ho letto in giro una serie di giudizi negativissimi o entusiasti. La verità, secondo me, sta nel mezzo.
I Medici: recitazione e doppiaggio
Hanno sputato sentenze sulla qualità di recitazione. Ok, ci sto. Ma noi abbiamo visto un prodotto ridoppiato in italiano. E qui casca l'asino. Credo che la cosa che renda veramente questo prodotto un prodotto mediocre sia l'effettiva qualità del doppiaggio. Oltre al fatto che hanno usato dei doppiatori (anche bravi) con lo stesso timbro di voce (se ti vedi la serie a occhi chiusi non riesci subito a distinguere i personaggi l'uno dall'altro), c'è anche da dire che non hanno saputo sincronizzare bene il tutto (sembra, in pratica, un lavoro fatto un po' di fretta e alla cazzo di cane, insomma, all'italiana). La cosa che fa più ridere è che quelli di noi che si vedono le serie TV estere sono per lo più costretti a guardarsele in lingua originale proprio a causa della pessima qualità di doppiaggio. La Rai è riuscita a fare così schifo nel doppiaggio che adesso siamo costretti a vederci anche una serie di produzione italiana, in inglese. Complimentoni ragazzi!
La qualità degli attori non è pessima: avete idea di cosa vediamo su Rai 1? Quello dei Medici mi sembra un salto di qualità notevole, e, come al solito, perfettamente in linea con gli standard esteri. A parte Richard Madden, che pare Ciccio Bello con la barba.
Richard Madden, il Ciccio Bello con la barba. |
Incoerenze storiche e storico-artistiche
Cosimo il Vecchio, dipinto da Agnolo Bronzino. Ritratto Postumo del 1540 ca, Galleria degli Uffizi, Firenze. |
Ci sono stati nervosissimi attacchi ai costumi. Non sono costumi del primo Quattrocento, dicono.
Non posso dargli torto, ma se devo dire la verità, non sempre la scelta di utilizzare abiti storicamente attendibili potrebbe trovare il consenso del pubblico. La produzione, evidentemente, ha optato per rendere i personaggi più vicini alla nostra percezione contemporanea, invece di imbacuccarli in calzamaglie colorate (che forse li avrebbe messi un po' in ridicolo). Come dicevo: si tratta di un prodotto di fantasia, non di un documentario.
Del resto dovremmo anche lamentarci del fatto che Cosimo il Vecchio sia interpretato da un belloccio, quando tutti sanno che non era affatto un bamboccio dagli occhi azzurri e dal capello da rocchettaro.
Fossero solo i vestiti il problema: ho notato sullo sfondo di svariate scene una serie di inesattezze: i nostri attori recitavano davanti ad opere d'arte del Cinquecento o al cospetto di opere sacre (che avrebbero dovuto essere in una chiesa e non in una casa privata) smembrate e posizionate sul muro come faremmo noi oggi (come gli sportelli di un trittico liberati dalla propria cornice e appesi al muro come se fossero quadri, un'esposizione museale, per nulla corretta filologicamente). Mi sarei aspettata, dal punto di vista scenografico, una maggiore attenzione a queste cose, soprattutto (e spero che ciò avvenga nelle future puntate) una maggiore attenzione sulle collezioni di antichità possedute dalla famiglia Medici.
Nella serie TV incontriamo anche alcuni artisti, tra cui spicca la controversa figura di Donatello. Sì, al tempo Donato era a Roma e probabilmente non aveva messo su una bottega (tra l'altro con lui c'era anche Brunelleschi, che qui invece non compare, se non nella seconda puntata come un artista arrogante - che è come ci viene descritto dalle fonti - ma per adesso non particolarmente sviluppato, piuttosto trasparente). Nessuno può dire se Donato fosse effettivamente omosessuale, ma l'immaginario comune dell'artista creativo/genio/pazzo/solocontroilmondo/spiritolibero/omosessuale è talmente radicato che ha fatto sì che, tramite la figura di questo genio immenso dell'arte italiana, si mettesse in mezzo una tematica molto cara alla nostra attualità (e presente quasi in ogni prodotto seriale degli ultimi tempi), ossia la tematica dell'omosessualità. Ancora una volta ci siamo trovati davanti la solita frittatina nazional popolare volta ad attirare il pubblico su una determinata linea narrativa che non c'entra un bel niente con la storia, quanto piuttosto con la necessità narrativa dei creatori che hanno confezionato un prodotto "all'americana" pieno di luoghi comuni, adatto a soddisfare un pubblico molto vasto, un pubblico da televisione generalista, così come è, e sempre sarà, il pubblico di Rai 1.
Perchè i Medici
Molti di voi si saranno chiesti per quale benedetto motivo dovevano venire ad azzuppare il biscotto proprio sui Medici. Rendetevi conto, però, che sui Borgia già ci hanno mangiato, e i Medici, sostanzialmente, permettono di indagare un periodo storico particolarmente complesso e interessante della storia italiana. Aggiungiamo a questo il fatto che, come ho già detto, una serie TV per funzionare deve poter parlare di temi forti e che facilmente interessino il pubblico. In questo caso, oltre alle varie linee narrative, sottolineiamo che la famiglia de Medici è stata una delle famiglie di banchieri più famose ed importanti della storia mondiale. Siamo in Europa in un periodo in cui le banche sono in profonda crisi (non solo economica) e ce le ritroviamo nominate in tutti i notiziari. Possiamo dire che parlare di una famiglia di banchieri è, probabilmente, una delle trovate narrative più intelligenti che potessero fare gli scrittori di un dramma storico in questo particolare contesto culturale.
Oltre a questo, io mi rendo conto che potrei sembrare complottista, ma trovo che questa fiction sia perfettamente in linea con il programma politico-culturale del nostro governo, al cui vertice, ricordo, c'è un fiorentino che si è sempre vantato della propria cittadinanza e, da Sindaco di Firenze, ha trasformato il Rinascimento italiano in un vero e proprio brand, con tutto il male che ne consegue. Non posso pensare che la nascita di questa serie TV non abbia avuto la benedizione del nostro Presidente del Consiglio.
Il panorama delle fiction visibili su RAI
Guardandoci attorno, dobbiamo renderci conto che su RAI ci troviamo sempre a dover guardare una tipologia di fiction che si adatta più ad un pubblico datato che vuole essere confortato da storie semplici, lineari, di preti e di forze dell'ordine, di medici, di insegnanti. Probabilmente la miglior serie TV italiana è Montalbano, che comunque è rivolta ad un preciso target. Siamo una nazione di vecchi dai sani principi, bacchettoni e cattolici, e non possiamo farci niente. Fortunatamente c'è Sky e c'è Netflix, che permettono, a noi giovani che ci siamo rotti delle solite fiction all'italiana, di rifarci gli occhi con cose che soddisfano le necessità del nostro immaginario, che riteniamo più evoluto rispetto a quello dei nostri nonni (ancora vivi e che devono, in qualche modo, campare anche loro).
La RAI è una TV pubblica, generalista, e deve poter soddisfare gli interessi di una larghissima parte di spettatori. Il problema è che, per farlo, preferisce non rischiare, e quindi produce cose politically correct rivolte a quel pubblico non disincantato che adora ancora il Maresciallo Rocca e Don Matteo. Con la messa in opera dei Medici, finalmente la Rai si sta aprendo ad un panorama diverso. Ovviamente, per ragioni di audience, non avrebbe mai potuto scegliere di investire i propri soldi (che poi sono i nostri soldi, visto che paghiamo per vedere la tv pubblica) in una versione italiana di Dexter, ma ha scelto invece di fare sì un passo avanti, ma parandosi per bene le palle. Hanno scelto un dramma storico che possa tenere al suo interno una serie di linee narrative in grado di accontentare un vasto pubblico, di giovani (magari interessati al belloccio di turno e alla novità), di vecchi (interessati alla linea romantica, agli intrighi e alla linea investigativa che indaga sulla morte di Giovanni) e di ignoranti (che non se n fregano un bel nulla della qualità di recitazione, dei costumi, del doppiaggio e dell'effettiva verità storica).
L'operazione è giusta, la serie è vincente e si spera che non facciano idiozie più avanti. La trama non è proprio lineare, l'intreccio politico non è male, i personaggi sono ben studiati nelle loro motivazioni (almeno per quello che sono riuscita a vedere per ora) e, in generale, il prodotto si configura come la serie TV nazional popolare meno nazional popolare della programmazione di Rai 1.
Conclusioni: che cosa abbiamo visto ieri sera?
Quello che abbiamo visto ieri è una serie TV è perfettamente in linea con altri prodotti internazionali dello stesso genere, e per questo credo che sia una produzione vincente. Sono da migliorare la qualità di recitazione di alcuni attori (ma non è che nelle altre serie estere siano tutti bravi, gli attori, eh) e soprattutto la qualità del doppiaggio, che è talmente penosa che non sai se ridere o piangere.
Invito tutti gli ignorantoni che pensano che questa serie TV sia una ricostruzione storica precisa degli eventi del Rinascimento fiorentino a comprarsi un buon libro di storia e di storia dell'arte, in modo da potersi rendere conto che un prodotto di intrattenimento non è uno strumento di divulgazione scientifica. Pensare che quello che vediamo in uno sceneggiato sia la realtà è come credere che i Supereroi esistano davvero e che siamo tutti controllati dallo S.H.I.E.L.D.
Quello che temo che succeda è che questa serie non incontri il piacere del pubblico. Gli spettatori più datati che vogliono essere rassicurati dalla solita fiction all'italiana, odieranno questa serie perché storicamente inattendibile, perché c'è troppa violenza, perché ci sono le tette in prima serata e perché il futuro Papa, descritto nella prima puntata, va a donne. L'altra parte del pubblico, quella fatta di giovani che amano True Detective, Narcos, Gomorra, Fargo e tutte le serie di altissima qualità che si ritrovano sulle televisioni private, diranno che questo prodotto fa schifo perché non è affatto in linea con le grandi produzioni estere, e lo diranno senza contestualizzare l'evento all'interno di un panorama televisivo più generale e senza confrontarla con altre fiction della stessa tipologia.
Auspico che questa possa essere la prima di altre produzioni Rai che aiutino la rete ad investire maggiormente su produzioni coraggiose, e, chissà, magari un giorno riusciranno a fare veramente una serie della qualità di Fargo su Rai 1. Ma si sa, io sono una sognatrice.