Hai mai letto Bukowski?
Ci sono delle canzoni che ti restano attaccate al cervello come le ostie sotto al palato. Quelle canzoni ossessive che ti ripeti continuamente mentre fai qualsiasi cosa, mentre mangi da solo una pasta col pesto pronto Buitoni, mentre ti metti a scongelare una fetta di carne nel lavandino.
Ci sono delle canzoni che ti restano attaccate al cervello come le ostie sotto al palato. Quelle canzoni ossessive che ti ripeti continuamente mentre fai qualsiasi cosa, mentre mangi da solo una pasta col pesto pronto Buitoni, mentre ti metti a scongelare una fetta di carne nel lavandino.
Alle dieci e venti di sera guardo testardamente Real
Time e continuo a ripetermi Human After All dei Daft Punk, anche mentre il
Dottor Jessen fa le visite ai cazzi censurati di inglesi dalla scarsa igiene
personale.
Mi squilla il cellulare. Non conosco il numero.
“Sì?”
“Pronto…?” è la voce di una donna che non conosco.
“Sì, pronto?”
“Spero tu sia quello carino…”
“Cosa?”
“Ah, sono Lucia, quella del caffè. Tu e il tuo amico mi
avete lasciato il numero”.
“Oh. Oho… ho capito. Sì.”
E poi non dico più niente. Lucia mi sorride senza che possa
vederla. Non mi ricordo manco più come è fatta.
“Allora, tu sei quello carino?”
“Io… beh, chi era quello carino, secondo te?”
“Quello coi capelli, è ovvio.”
“Ah, sì, sono io quello coi capelli.”
“Fantastico, questa volta ci ho preso.”
“Ahm… sì, comunque… mi dispiace per il mio amico, deve aver…
sai, è un tipo che gli piace…”
“Hai una voce sensuale, sai?”
“Ah. Hm…” Tossisco. Poi mi chiedo perché l’ho fatto.
“Ti piace leggere?”
“Sì.”
“Hai mai letto Bukowski?”
“Sì, tutti leggono Bukowski.”
“E ti piace?”
“Quando sto di genio.”
“Hai mai letto Pirandello?”
“Certo.”
“E cosa fai nella vita?”
“Io… scrivo.”
“Scrivi? E cosa scrivi?”
“Ahm, adesso un giallo.”
“Davvero?”
“Sì.”
“Hai pubblicato qualcosa?”
“Solo racconti.”
“E scrivi solo gialli?”
“No, questo è il primo.”
“E cosa scrivi di solito?”
“Roba che non piace alla gente…”
“Eros?”
“Anche.”
“Non mi stai prendendo in giro?”
“Oh, perché dovrei?”
“Hai dato il tuo numero di telefono a una sconosciuta,
potresti essere qualsiasi orribile persona.”
Tecnicamente glielo ha dato Adriano, ma preferisco glissare
su questo dettaglio.
“Gli scrittori sono tutti persone orribili.” Le dico.
Ride. La sua risata mi eccita mortalmente.
“Sai, la tua voce…. Ho voglia di sentirmela sul collo…”
“… La mia voce?”
“Sì. Voglio sentirti parlare vicino al mio orecchio.”
Dovrebbe fare una hot line erotica, questa Lucia.
“Ti stai toccando?” Mi chiede.
“Sì” le rispondo, anche se non è vero. Non lo so perché le
ho risposto così.
“Anche io mi sto toccando.Perché non vieni qui? ”è
sottinteso un ordine, nel suo modo di sospirare quelle parole.
“Io…”
Ride di nuovo. Mi fa impazzire.
“Sei timido?”
“Oh, non direi” e mi sento colpito nel vivo.
“E allora vieni.”
Mi chiude il telefono in faccia. Ho giusto il tempo di
accorgermi che non mi ha detto l’indirizzo che mi arriva un sms. Vive a via
Aniello Falcone. Da qui col motorino ci metto dieci minuti.
Il mio cervello si attiva insieme a quella stramaledetta
canzone dei Daft Punk.
Turururururu…
turururururu… nella doccia c’è Atropo che mi guarda male. Apro l’acqua e
lei non va via. Il suo trucco da femme fatale non si scioglie, come se fosse
finta. Però il suo tubino nero le si attacca addosso.
“Non dirmi che hai deciso di farti fare fuori, finalmente…”
mi dice, sogghignando con disprezzo. Tutte quelle f mi confondono.
“E da quand’è che sei gelosa?” le chiedo, mentre mi insapono
le palle.
“Non è gelosia. Pensaci bene, se vuoi morire non sarebbe
meglio un metodo più veloce?”
Turururururu… we are
human… Turururururu after all…
“Potrebbe aspettarti a casa con un coltello da cucina. Tu
entri e lei ti piazza la lama dritta nel petto. Un colpo bello forte.”
“Flesh uncovered….
Turururururu after all…” le rispondo in falsetto.
Mentre mi asciugo Atropo si siede sul bordo del lavandino.
“E se avesse l’aids? Che fine ingloriosa per il povero
piccolo Al, non trovi?”
Turururururu….
Nananananananaaaa
Mi infilo i jeans meno sporchi, una maglietta
miracolosamente pulita con Chewbacca che si asciuga con il phon. Lo so che Atropo non vuole farmi uscire. Mi viene da ridere e la ignoro. Le canticchio quella canzone in faccia per farla imbestialire.
“Turururururu, nana… flesh uncovered…”
“Oh, sei proprio uno
stupido… E Adriano non lo avverti? Potrebbe ucciderti lui, se viene a sapere
che ti sei preso la donna che voleva lui.”
Human human human
human…
Scendo per le scale a saltelli, dopo aver sbattuto forte la
porta di casa. Per le scale la signora di sotto cerca di uccidermi con un
ombrello che maneggia come una spranga. Sento i passi leggeri di Atropo dietro
di me, con la sua presenza fredda che mi raggela la schiena.
“Non è proprio la serata adatta per uscire, ti dico.”
Turururururu…. Turururururu…
Turururururu….. Turururururu…. After all…
Accendo il motorino e parto. Sento Atropo dietro di me che
mi stringe i fianchi e mi fa venire freddo fin dentro le ossa. Insieme a lei
corro il più velocemente possibile verso Aniello Falcone.
Arrivo al numero indicato. Parcheggio sul marciapiede. Human tudu human tudu huma tudu human tudu
after all…
Mi accorgo all’improvviso che ho l’affanno, come se fossi
corso sulle mie gambe da Materdei fin lassù. Prendo tre profondi respiri prima
di citofonare al numero 2306.
“Chi è?” mi chiede Lucia.
“Quello carino.”
Non mi ha mai chiesto il nome. Il portone si apre. Mi guardo
alle spalle. Atropo è seduta sul mio motorino. Ho la sensazione che mi stia
giudicando.
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