martedì 26 gennaio 2016

Mille Tempeste - Recensione

Ritorno ancora una volta su Tony Sandoval, per recensire il suo Mille Tempeste, anche questo edito in Italia da Tunuè.



Tony Sandoval
Ho parlato di lui anche nella recensione di Nocturno, per cui leggetevi QUI la piccola scheda informativa sull'autore, se volete approfondire l'argomento (sono pigra, così lavoro di meno!).
Quando ho incontrato Tony Sandoval al Comicon di Napoli, io e Marco in due ci siamo comprati tutto ciò che c'era in vendita sul banco. Abbiamo anche avuto modo di parlare con l'autore (la cui maestria nell'abbozzare in pochi istanti meravigliose fatine di acquerelli è impressionante) e di chiedergli quali fossero le opere che gli era piaciuto di più scrivere.
Lui ci ha detto che di tutti i suoi lavori Watersnake è il più bello di tutti, ma anche Doom Boy se la gioca bene. E poi ci ha consigliato vivamente di leggere questo Mille Tempeste, un'opera che appartiene allo stesso universo di Watersnake, di cui troverete una recensione QUI 

Mille Tempeste
Dopo aver letto molti dei testi di Sandoval, ho la conferma che uno dei suoi marchi stilistici è quello di trattare di personaggi che in qualche modo si somigliano: persone che si trovano a cavallo tra il mondo reale e quello fantastico; una sorta di entità la cui sensibilità allo stesso tempo li allontana dal mondo, ma dà loro la capacità di vedere oltre, di essere in qualche modo speciali nel loro essere completamente strani, difficili da capire dalle persone piccole che si lasciano vivere senza avere nulla che li renda speciali.
In questo graphic novel si racconta la storia di Lisa, un essere angelico che sta diventando donna. La storia quindi tratta di un momento estremamente complicato della vita di ognuno di noi, il periodo del cambiamento, il momento in cui si diventa qualcosa di completamente diverso da quello che si era da bambini.
La situazione è difficile: Lisa non ha i genitori, la madre è morta, il padre è andato chissà dove. La ragazzina vive a casa della zia e viene continuamente presa di mira dagli stupidi dispetti del suo crudele cuginetto.
Lisa è bellissima, e la sua caratteristica di essere a cavallo tra il mondo vero e quello della fantasia la porta ad isolarsi, confusa a causa della fase di cambiamento adolescenziale. Lisa gira da sola, di nascosto, quasi si vergognasse di farsi cogliere in flagrante a giocare con le sue bamboline, ricordo della defunta madre. Questi suoi giochi la conducono sempre lontano, ad esplorare nuove zone di un paesaggio allo stesso tempo brullo, salmastro, ma anche boschivo.
Questi pellegrinaggi nel suo mondo ancora infantile, un giorno, la portano verso un regno fantastico dove si assiste ad una lotta tra le piccole creature del regno fatato, che finiranno poi con l'avere delle gravi conseguenze anche sul mondo reale.
Come è ovvio che sia, il processo di cambiamento dalla fase infantile alla maturità porteranno Lisa ad affrontare situazioni estremamente drammatiche, a cominciare dall'essere additata come quella "strana" come una "strega", quindi alla persecuzione da parte di ragazzini spaventati dal diverso, fino ad arrivare a toccare corde ancora più forti (che non vi svelo perché non voglio farvi uno spolierone).

Interpretazione
Ho letto molte recensioni di questo graphic novel, ma non ne ho trovata una che mi soddisfacesse appieno per quanto riguarda l'interpretazione effettiva della storia.
Detto sinceramente, Tony Sandoval se ne frega dei buchi di trama o di creare una storia che sia perfettamente lineare e comprensibile a tutti. Io credo che lui cerchi di dare una sorta di impressione, al lettore, che fruisce il graphic novel come se fosse proiettato improvvisamente all'interno del sogno di qualcun altro. Per cui se in una storia razionale e normale noi siamo abituati ad un percorso che dalla A arriva alla C passando per B, Sandoval invece predilige una trama che da A arriva a C passando prima per G,H, Y e Z, senza per forza chiedersi se le cose siano effettivamente comprensibili, arrivando quindi a tentare di imitare la struttura fantastica dei sogni. E così come nei sogni, alla fine di questo graphic novel ti viene da chiederti "ma quello che ha vissuto Lisa è uguale a quello che hanno vissuto gli altri protagonisti? Qual'è la realtà, quella che hanno capito gli altri, o quella che abbiamo visto noi?"

Oltretutto non mi sembra che nelle altre recensioni si siano soffermati sull'elemento della mamma morta. Durante tutto il graphic novel c'è effettivamente la crisi esistenziale dovuta al passaggio dall'infanzia all'adolescenza, ma tutto questo è anche condito dal peso opprimente della mancanza della madre. Ho come la sensazione che, in fin dei conti, quest'opera sia un'opera che parla di un passaggio, che parla di crescita, ma allo stesso tempo parla anche di mancanza e di come il vuoto dell'assenza di una figura genitoriale così importante significhi anche il tentativo, da parte di una ragazza che si trova ad affrontare la propria identità, di ricercare un modello a cui ispirarsi, per dire "Io da grande voglio essere così, come era la mia mamma".
Forse la chiave di lettura più precisa che si possa dare a un'opera che offre così tanti punti di vista sul mondo, può essere proprio quella della costruzione di un'identità che era acerba nella bambina e che vuole maturarsi nella donna che presto Lisa diventerà.

I disegni
I disegni come sempre hanno una forte portata artistica.
Caratteristica di Sandoval è il tratto delicato per esserini minuscoli, che fanno tenerezza, con quella testa grande che dovrebbe farli diventare grotteschi. E grotteschi lo sono, infatti, soprattutto quando guardiamo gli esserini del popolo fatato, oppure i ragazzini che circondano Lisa, e tutti i vari abitanti del villaggio. Ma Lisa no, sebbene abbia quella testa grande, in qualche modo riesce ad essere allo stesso tempo stilizzata e leggiadra, un essere effettivamente angelico, una delle solite fatine di Sandoval.
I colori sono acquerelli o pastelli che danno a tutto il volume quell'atmosfera allo stesso tempo cupa e delicata.
C'è una mistione di tecniche, oltretutto, che sembra voler sottolineare determinati momenti funzionali alla trama. Alcune tavole, o talvolta anche solo alcune vignette, sono  trattate ad acquerello, mentre buona parte del volume predilige l'utilizzo della computer grafica.
In alcune recensioni ho letto che questo cambio di stile sta a sottolineare il passaggio dal mondo reale a quello fantastico. Credo non esista un'affermazione più sciocca di questa. In realtà credo che questa diversità di tecnica la si utilizzi più che altro per dare un ritmo diverso a determinati momenti della trama che possono essere definiti onirici, anche se non appartengono necessariamente al mondo, per così dire, fantastico.
Anzi, quando la camera va a spiare cosa accade nel regno fantastico, vediamo che Sandoval utilizza la stessa tecnica di colorazione digitale, mentre in scene che riguardano il mondo reale particolarmente importanti, torna ad usare gli acquerelli (come avviene per il primo bacio di Lisa Che vedete qui accanto).
Per questo motivo non c'è secondo me una schematizzazione che divide il reale dal fantastico, quanto piutosto una volontà di farti interiorizzare determinati attimi immobilizzandoli in una sorta di dimensione onirica, che ti fa leggere diversamente quelle scene, come se appartenessero ad attimi di realtà che tu vivi diversamente, sia nel tempo, sia come sensazioni precise di fuoriuscita dalla realtà totalmente soggettive.

Conclusione
Non credo che il graphic novel sia all'altezza di Watersnakes, che ne rappresenta un precedente non solo stilistico, ma anche tematico.
Watersnakes aveva qualcosa che questo Mille Tempeste non ha, e che potrebbe anche facilmente essere il mio personalissimo approccio al primo, che mi ricorda atmosfere e sensazioni precise della mia infanzia, rispetto invece a quest'altro, le cui tematiche e le vicende della protagonista non rappresentano nulla che si avvicini particolarmente al mio vissuto (a parte le persecuzioni da parte dei bambini).
Detto questo, al di là del gusto personale (che pur sempre viene fuori, quando si parla di letteratura), ritengo che questo graphic novel segni comunque un passo in avanti nella carriera di questo autore.
Tony Sandoval ha fatto centro un'altra volta.

A chi lo consiglio
A tutti quelli che si sono lasciati affascinare dai precedenti Graphic Novel di questo autore. A quelli che amano le storie di crescita, magiche e allo stesso tempo drammatiche. A quelli che riescono a cogliere tutte le sottili sfumature oniriche e liriche che questo autore ci offre.

A chi non lo consiglio
A quelli che continuano a voler cercare una perfetta linearità di trama. A chi non riesce a concepire in maniera fantastica la realtà. A chi non crede nelle fate.

martedì 19 gennaio 2016

Chameleon's Dish - Capitolo XVII

Rosencrantz e Guildenstern (parte seconda)



[Questo post è il continuo di QUESTO]


Ho dimenticato l’accendino nella giacca. Qui fuori al pub fa freddo, mi aiuterà a sbollire.
Il pacchetto di sigarette è quasi finito. Sento odore di fumo e questo non fa altro che aumentare in me la voglia accendermene una.
Cerco con lo sguardo attorno a me se c’è qualcuno con un accendino in mano. Trovo solo Atropo, che incurante del freddo sta sempre nel suo vestito nero, sbracciata, senza pelle d’oca. Occhi verdi trapassano la veletta nera e si piantano direttamente nel mio cervello.
Non ti sto giudicando” mi dice.
“Hai da accendere?” le chiedo.
Certo che no” fa, e si accende la sua sigaretta fissandomi.
“Ma l’hai appena…”
Lo so” Continua a guardarmi. Sento freddo.
“Che cazzo ti ha preso?” la voce di Adriano mi raggiunge la schiena come un pugno. Mi ha seguito, ma lui ha la sua giacca, è stato più furbo di me.
“Ah, certo, il problema sono io” rispondo.
Adriano mi porge il suo accendino, è come se lo sapesse perfettamente che ho dimenticato il mio. Atropo è ancora accanto a me che mi guarda. Accendo la sigaretta tenendo lo sguardo basso, e lo distolgo ancora quando riporgo l’accendino al mio amico. Guardo la strada: sul marciapiede di fronte ci sono delle ragazze che ridono camminando con passo svelto, come stupide oche su tacchi starnazzanti.
“I ragazzi non hanno fatto nulla di diverso dal solito”
“L’ho notato”
“E quindi tu perché ti sei incazzato?”
“Perché non c’era niente di diverso dal solito.”
“Cosa volevi che facessero?”
“Mah, niente…”
“Il problema è nella tua testa” mi dice, serio.
“Non può essere sempre colpa mia, no?”
“Ti sei mai chiesto perché ti hanno lasciato solo?”
Ci penso. Lo so, stiamo per fare un discorso che non voglio fare. Atropo è accanto a me, la sento gelida che mi sfiora il braccio.
Avanti, rispondigli” mi dice. Credo mi stia prendendo per il culo.
“Sì” dico.
“E che risposta ti sei dato?”
Rispondi…?” chiede Atropo. La sento vicinissima al mio orecchio. Io cerco di raccogliere i pensieri sputando fuori dalle narici il fumo.
“Penso che…” dico “Penso che loro non abbiano la minima idea di quello che ho dovuto passare”
“E questo perché?” mi fa Adriano, che sembra incalzante, accusatorio.
“Perché non hanno mai perso nessuno, e alla gente non fotte mai un cazzo dei problemi degli altri fino a quando non sono loro a passare un guaio”
“Risposta sbagliata” mi dice. Atropo ride. Mi innervosisco e le lancio un’occhiataccia. Adriano è esattamente dalla parte opposta, alla mia sinistra.
“La verità è che tu non hai dato modo a nessuno di aiutarti”
“La verità è che nessuno si è chiesto se io avessi bisogno di aiuto.”
“Ci hai trattati tutti come la merda, quando tuo padre stava male. Non volevi parlarne, e non hai fatto altro che stare zitto. Poi hai smesso di chiamarci…”
“E tu sei stato l’unico che si è posto il problema del perché”
“Certo” risponde lui “Perché io ci sono passato e so cosa si prova, non avevo bisogno che tu me lo dicessi.”
“Ecco, appunto.”
“Ma gli altri non sono come me” dice Adriano “Se avevi bisogno di loro avresti dovuto chiedere aiuto”.
“Come no…”
“Sì, perché la gente non ha il potere di aprirti il cocco e leggerti nel cervello, hai capito?”
Tranne io” dice Atropo. La ignoro e mi giro verso Adriano. Perché continua a perdere tempo con me?
“Mio padre stava morendo. Pensi davvero che ci fosse bisogno di leggermi nel cervello per sapere che avevo bisogno di aiuto? Poteva capirlo chiunque”
“Avevano paura… tu sei una specie di nuvola di malumore che non fa altro che camminare in giro e sputare critiche a tutti, Al!”
Una descrizione calzante. Improvvisamente mi accorgo di essere così simile a tutto quello che non sarei mai voluto essere. Atropo incalza, e sento la sua voce che mi colpisce la nuca come se fosse un gavettone pieno d’acqua ghiacciata “è come guardarsi allo specchio, vero? Vedi tuo padre e vedi anche te stesso…
“Sta zitta…” dico a denti stretti.
“Fammi finire” dice Adriano. Non si è accorto che non parlavo con lui.
Povero piccolo Al…” continua Atropo. Stringo i pugni e butto a terra la sigaretta.
“Loro non hanno mai saputo come prenderti, non sapevano se volevi avere gente intorno, o se volevi stare solo. Non tutte le persone possono capire dalle tue mezze frasi e dai tuoi ostinati silenzi quello che c’è sotto.”
“Perché sono degli imbecilli” rispondo, con calma.
“Sì, lo sono” Adriano alza la voce “Lo sono, e tu non puoi farci niente, non li cambierai”
“Non vogliono farlo”
“Nemmeno tu vuoi cambiare”
“Perché dovrei?”
“Perché cambiare significa crescere, e tu non sei diverso da quei coglioni lì dentro.”
Touché…” dice Atropo.
“Nemmeno io sono diverso” dice Adriano “Siamo tutti figli di puttana che strisciano in questo mondo atroce e speriamo tutti di non farci troppo male con la vita”
Sono migliore di loro. Sono migliore di tutti quanti loro, anche di Adriano, io lo so perfettamente. Lo penso, ma non posso dirlo. Lo so che è una di quelle cose che nessuno vorrebbe sentirmi dire, o che non direi perché verrei preso per un coglione arrogante.
Tu sei un coglione arrogante” mi dice Atropo “e il tuo amico lo sa.”
“Io sono migliore di loro” dico.
Adriano si fa una risata. Ha reagito meglio di quello che credevo “Sei un gran coglione, Al, ed è per questo che mi piaci" Poi mi mette una mano sulla spalla  "come persona, ovviamente... non è che voglio passa' pe' ricchione. Però è esattamente questo che ti allontana dalle persone”
“Le persone non sopportano la gente migliore di loro perché la fa sentire sbagliata. In mia presenza si accorgono dei loro limiti”
"Seee, vabbè"
"No, è così. Pure con Maria è successo, e lo sai"
“Oppure sei tu che non ti accorgi dei tuoi limiti”
Mi sto innervosendo. Atropo ride ancora, mi stizzisce. Adriano spegne a terra la sua sigaretta.
“Torna dentro, fa freddo. Io poi non ti vengo a fare il brodino a casa, intesi?”
Se ne va.
Improvvisamente realizzo che quest'uscita, noi quattro, nessuno la voleva veramente. Forse solo Adriano ci ha creduto. Ho il sospetto che l'abbia organizzata lui, per fare qualcosa per me, senza accorgersi che alla fine non ha fatto altro che peggiorare il mio senso di non appartenenza a questo universo. Forse solo Michele è stato felice, in qualche modo, di rivedermi. Luca, a modo suo, cerca di reagire alla sua vita da fallito.
Il fatto è proprio questo: Michele e Luca si lasciano esistere, si fanno cadere le cose della vita addosso, senza senso, senza aspirazioni, senza pensare a chi sono o a chi vogliono diventare. Esistono, campano come pecore. E io li disprezzo infinitamente per questo. Però allo stesso tempo gli voglio bene, un bene dell'anima. Il fatto è che è deludente vedere le persone a cui vuoi bene che sprecano la loro esistenza, il loro potenziale, per niente.
"E non fai forse lo stesso, tu?"
Atropo è esattamente in mezzo alla strada, proprio lì dove passano le macchine. Mi guarda.
“Che fai?” le chiedo.
Ti aspetto…
“Scordatelo”
Atropo comincia a ridere e cammina lungo la carreggiata, elegante e sinuosa, un piede dopo l’altro, come se fosse in passerella. Tacco dopo tacco sento i suoi passi che battono come il mio cuore, sempre più veloce. Una Renault Scenic grigio metallizzata con un fanalino anteriore ammarrato corre lungo la strada. Con un tonfo incredibilmente rumoroso prende in pieno Atropo. Morbida nelle sue curve fa un volo, sbattendo sul parabrezza, sul tettuccio, fino a restare a terra come un burattino disarticolato.
La macchina corre via, come se sulla sua strada non ci fosse nulla, solo foglie secche.
Sono atterrito e mi sento il cuore che pulsa nelle orecchie. Corro a guardare Atropo. Attorno a me non c’è nessuno, nessuno affacciato a un balcone, nessuno che chiama aiuto.
Gli occhi aperti di Atropo fissano il vuoto come se fossero di vetro, inespressivi. Un rivolo di sangue scarlatto le esce dal naso. Mi inginocchio. Sento che il mio respiro riempie il silenzio. Le tocco una guancia. Cazzo, quel cappellino con la veletta non le è saltato via. Solo le ginocchia sembrano spezzate, solo quel rivolo di sangue la fa sembrare viva. Viva almeno un tempo.
Uno dei suoi occhi verdi mi guarda. Le sue labbra si distendono in un sorriso.
“Vaffanculo” le dico.
Mi alzo e me ne vado verso il pub.
Oh, dai, è stato divertente!”
“Fottiti!”
“Con chi parli?” Mi chiede Michele, che mi ritrovo davanti l’ingresso del pub.
“Niente, Miche', con lo stronzo che sono”
“Lol!”

martedì 12 gennaio 2016

Watersnakes [Tony Sandoval] - Recensione

Per quanto io arrivi in ritardo, essendo questo graphic novel pubblicato nel 2014 da Tunuè, ritengo sia necessario parlarne, siccome mi sono ripromessa di recensire un po' tutto ciò che leggo, che sia recente o passato.
Più che una recensione vera e propria, vivetela come un invito alla lettura.
Questo perché questo graphic novel ritengo sia uno dei migliori mai pubblicati negli ultimi anni, e credo che tutti gli appassionati di fumetto dovrebbero averlo in libreria.


Tony Sandoval
Onde evitare sciocche lungaggini, vi consiglio di leggere quello che ho scritto sull'autore in QUESTO post.
Vi ricordo che è molto attivo anche su internet. C'è una sua pagina Facebook dove pubblica alcuni suoi disegni, e ha anche un account Deviantart.

Watersnakes
Ormai abituato a trattare storie di crescita, Sandoval sceglie a di immergere i suoi lettori in eventi fantastici accaduti a una ragazzina adolescente.
A quanto pare l'adolescenza, per Sandoval, è un momento di magia, di trasformazione e di cambiamento che si sposa perfettamente con i suoi disegni e con le sue ambientazioni oniriche.
La protagonista di questa storia è Mila, una ragazza che si ritrova improvvisamente coinvolta emotivamente dall'incontro, alla fine dell'estate, con una misteriosa e bellissima ragazzina di nome Agnès.

Fin da subito capiamo che queste due ragazze non sono del tutto "comuni". La protagonista, Mila, dimostra di non essere particolarmente a proprio agio in casa, e ciò ci viene spiegato con un semplicissimo accenno al rapporto poco comunicativo con genitori distratti che non si accorgono della confusione della figlia.
Questo stato di cose si evince in maniera palpabile grazie a uno scambio di battute che potrebbe sembrare totalmente privo di significato, una banalità: Mila chiede a suo padre (dentista) "Ma per fare il tuo mestiere ti devono per forza piacere i denti?". Il padre non sa cosa rispondere e le dice "ne parliamo domani, adesso è tardi".
In due battute Sandoval riesce ad aprire una finestra su un mondo fatto di rapporti complessi, e capiamo anche che Mila sta interiorizzando l'incontro con Agnès, si chiede se le persone adulte fanno le proprie scelte seguendo un'indole particolare oppure no (magari parla anche dei gusti sessuali) e il padre non la capisce, perché sono due persone che viaggiano su binari completamente diversi.
La simpatia tra le due ragazze protagoniste della storia, nasce in maniera spontanea e innocente, alla base della quale c'è  una forte componente di fascinazione.
In questa storia di cambiamento e di comprensione di sé, Sandoval ha scelto di descrivere la progressiva scoperta della propria identità sessuale come filo conduttore di tutta la trama. Mila, infatti, è attratta dalla sua nuova amica, o in generale dalla sua solare bellezza, dal suo mistero, dalla sua spontaneità.
I denti forniscono la scusa per una delle scene più belle che si possano trovare nei fumetti in cui si descrive l'attrazione e la sensazione di sprofondare completamente nell'altro individuo con un semplice bacio.

Denti
L'attrazione tra le due ragazzine è disturbante. Sandoval riesce a pescare nel torbido con grandissima sensibilità.
L'attrazione che la protagonista prova verso questa misteriosa amica si concretizza in una sorta di fissazione che Mila ha verso i meravigliosi denti di lei.
Perché i denti?
Non ne ho idea. In questa scelta ci trovo qualcosa di macabro, ma allo stesso tempo qualcosa che riguarda la crescita.
Pensandoci bene, il perdere i denti rappresenta tantissimo l'esistenza umana e la misura del tempo dell'esistenza umana. Quelli da latte, crescendo, cadono e allo stesso tempo perdiamo i denti man mano che si avanza verso la vecchiaia. I denti sono parte della nostra bestialità, della nostra aggressività e abitano i nostri incubi.
Quante volte vi è capitato di sognare di perdere i denti?
Dalle mie parti si dice che quando sogni di perdere i denti ti deve morire qualcuno, un parente. Secondo altre interpretazioni meno popolari la perdita dei denti rappresenta la perdita di bestialità o di animalità. O potrebbe rappresentare cambiamento. O un particolare stato di aggressività, quando si sogna di mordere o di non riuscire a mordere qualcosa.
Credo che probabilmente mettere i denti sia uno dei primissimi traumi infantili a cui tutti gli individui sono sottoposti, e questo stato di malessere di cui abbiamo dimenticato ogni sensazione, in qualche modo rimane sopito nella nostra istintualità e ci accompagna nei nostri incubi. Oppure sono stronzate.
Forse al mondo non c'è nessuno che non abbiano sognato di perdere i denti almeno una volta, e non è un caso che un maestro del fumetto dal sapore onirico si sia rivolto al tema della crescita utilizzando i denti (la perdita o la riacquisizione) come espediente narrativo vincente attorno al quale far muovere una storia.

Giochi di ruolo e Fate



Man mano che la storia procede, assistiamo sempre di più alla separazione della realtà da una sua controparte onirica, che può tanto rappresentare una storia fantastica in generale, come un sogno ad occhi aperti, quanto una sorta di perenne gioco di ruolo tra due ragazzine.
Ricordo che da bambina io e la mia amica del cuore, soprattutto nelle nostre vacanze al mare insieme, amavamo andarcene in giro per il parco, o nei dintorni, o giocare in giardino inventando storie assurde, epiche, fantastiche, su divinità onnipotenti o spiriti demoniaci, in balia dei quali altri personaggi, terribilmente umani, finivano per cadere.
È esattamente questa atmosfera da sogno ad occhi aperti, la sensazione di trovarsi davanti a un mondo che è reale ma allo stesso tempo non lo è, che mi ha colpito molto di quest'opera.
Ha la capacità di risvegliare dentro di me il ricordo dei miei giochi da bambina, delle mie incertezze.
Mila viene trascinata in un mondo popolato da esseri fatati, da denti dimenticati, piccole armate di meravigliose guerriere combattenti che cercano di ritrovare il loro signore.
Lo scopo di tutto questo, credo sia nel raccontare sì una storia, ma di lasciare il lettore libero di cercarvi dentro tutti i significati che vuole.
Quella che state leggendo è la mia personalissima interpretazione di un'opera che, nella testa dell'autore, potrebbe significare qualsiasi altra cosa. E la forza di questo graphic novel sta proprio qui: è un'opera aperta il cui significato muta da persona a persona, a seconda di quanto quella persona riesce a trovarvi, come simbologia, come richiami alla letteratura, come richiami alle storie di fate e leggende antiche.
In base alle mie conoscenze e ai miei studi, infatti, io non ho potuto fare a meno di ritrovare, in quest'opera, un vago riferimento alla leggenda medievale di Melusina.
In una delle leggende Melusina, la fata, era associata ad un pesce (quindi una sirena) o a un serpente, e la sua vera identità di creatura non terrestre viene scoperta nel momento in cui il marito la sorprende mentre fa il bagno.
E nel caso di Sandoval i "serpenti d'acqua" sono degli esseri a cavallo tra due mondi, quello reale e quello fantastico, che si incontrano proprio vicino a un fiume, così come avviene per quasi tutti gli incontri fantastici che abitano i romanzi medievali, dove gli incontri con esseri fatati, santi (vedi San Michele) o meravigliose dame da salvare avvengono quasi sempre in foreste (luoghi selvaggi e irrazionali dell'immaginario medievale) e nei pressi di piccoli corsi d'acqua o pozzi.
E, così come in tutta la letteratura fantastica dall'Odissea ad oggi, anche qui il nostro eroe si troverà a dover affrontare una discesa agli inferi per riuscire a salvare la sua meravigliosa e malinconica amica.

Conclusione
Non credo che tutti riescano ad apprezzare questo graphic novel appieno. Se siete dei fanatici del disegno rassicurante e delle storie lineari di facile interpretazione, girate alla larga.
Se invece siete degli appassionati di letteratura, poco avvezzi al fumetto, ma che sanno apprezzare le opere grafiche di valore, e soprattutto le opere che in qualche modo lasciano a una libera interpretazione, vi consiglio vivamente di leggere questo fumetto.
Tutto questo materiale narrativo è condito con una superlativa qualità di disegni e colori, con delicatissimi acquerelli ed un sapientissimo utilizzo (anche simbolico) delle tinte.
Le immagini che Sandoval sceglie per descrivere le situazioni sono di grandissima potenza espressiva, riuscendo ad incarnare in maniera eloquente non solo situazioni oggettive, ma anche stati d'animo interiori.
Vi pongo come esempio questa tavola che sta a rappresentare qualcosa che io descriverei semplicemente con un "e all'improvviso arriva l'inverno" (l'immagine che trovate qui a destra).
Per quanto possa essere travestito da opera per ragazzi, per adolescenti (che pure se lo siete potete leggervela con piacere), credo che quest'opera possa avere un target molto più ampio e può far gola a chiunque sappia apprezzare una storia dal peso culturale considerevole, per quanto inconsapevole.
In sostanza: se vi piacciono i graphic novel (più che il fumetto in generale) compratevelo. È un ordine.