mercoledì 20 aprile 2016

Aspettando il Comicon - Rughe di Paco Roca [Recensione]

Continuando la rubrica "Aspettando il Comicon" inaugurata con questo post, oggi vi parlo ancora una volta di Paco Roca e del suo "Rughe" edito in Italia da Tunuè.



Paco Roca
Come già spiegato quando ho recensito "Il Gioco Lugubre", Paco Roca non è l'ultimo arrivato. ma si tratta di uno degli autori europei più riconosciuti e con l'opera di cui trattiamo oggi si è guadagnato un botto di premi:
Premio miglior fumetto Diario de Avisos
Miglior opera e miglior sceneggiatura al Salone Internazionale del Fumetto di Barcellona 2008.
Premio Nazionale di Spagna miglior fumetto 2008.
Premio Gran Guinigi Lucca Comics & Games 2008 come miglior opera lunga.
Gran Premio Romics 2009 come Miglior libro a fumetti.
Premio Romics D'oro 2011 come miglior opera.
Premio Goya 2012 come Miglior film di animazione e Miglior adattamento.
Tutta roba che ho copincollato pari pari da Wikipedia perché internet esiste per facilitarci la vita. 

Rughe
Quando apri questo fumetto ti trovi davanti una storia che ha vinto tutti quei premi sostanzialmente perché tratta di un tema molto particolare e toccato veramente di rado nella produzione letteraria e fumettistica contemporanea. Mi riferisco al tema dell'Alzheimer. In sostanza esistono un botto di opere, soprattutto cinematografiche, che parlano della condizione dell'anzianità e riescono a raccontarla in maniera tenera, scherzosa o drammatica, a seconda dell'indole del regista/autore. Però tutta questa roba non tratta necessariamente di una malattia che colpisce un sacco di gente e, soprattutto, quando la si tratta non la si mette in modo che l'interlocutore possa capire effettivamente ciò di cui si sta parlando, perché si può solo immaginare la sensazione di perdersi pezzi della propria coscienza, ma è molto difficile arrivare a comprenderne fino in fondo le implicazioni. Paco Roca apre il suo fumetto, invece, piantandoci direttamente nella condizione di incoscienza del malato di Alzheimer: siamo in una banca e un impiegato sta per concedere un mutuo a una giovane coppia. Pochi istanti dopo ci rendiamo conto di essere stati gabbati perché veniamo fiondati nella realtà delle cose: l'impiegato non è un impiegato e non si trova in una banca, ma è un vecchio nella sua casa che viene rimproverato da un figlio (assistito dalla sua compagna) che non è lì per chiedere un mutuo, ma per parlare con suo padre che non ci sta più con la testa.L'incapacità del ragazzo di gestire la situazione, la sua rabbia, la sua frustrazione, lo portano alla scelta di mandare il padre in una casa di riposo. Ed è qui che inizia la storia vera e propria.


Sebbene inizialmente la storia si apra con Emilio (il vecchio di cui vi parlavo), scopriamo man mano una serie di altri personaggi collaterali coinvolti nella vita dell'ospizio. E soprattutto incontriamo quello che, a mio parere, è il vero protagonista della vicenda: Miguel
Al contrario di buona parte degli altri ospiti, Miguel è lì non perché ce lo hanno messo figli o parenti, ma semplicemente perché figli, amici e parenti non ce li ha. Sano di mente, privo di qualsiasi patologia, è uno scansa fatiche cinico, non un personaggio totalmente positivo, e che ha il brutto vizio di fregare di tanto in tanto i soldi a qualche vecchia sventurata che non ci sta più con la testa. 
Miguel è il compagno di stanza di Emilio e tra i due nasce una bella amicizia. Ma Emilio peggiora molto velocemente, ed anche molto velocemente i fatti precipitano, la storia si evolve poco, prendendoti alla sprovvista e dandoti in maniera molto visiva e molto elegante (comprese le pagine bianche che simulano la perdita di coscienza e l'improvviso ritorno di coscienza in una situazione completamente diversa, in maniera spiazzante) il senso dell'ineluttabilità della malattia. 
Ho detto che Miguel è il protagonista vero della storia perché è l'unico personaggio che ha un'effettiva evoluzione, sulla quale si basa l'unico colpo di scena di tutta la storia (che non vi dirò perché ve la dovete leggere). Tutti gli altri personaggi, compreso Emilio, non hanno un vero e proprio sviluppo narrativo. O, meglio, Emilio semplicemente diventa più rincoglionito di prima, ma questo peggioramento non è di per sé un colpo di scena, bensì un avanzare di una linea narrativa retta e prevedibile. 


Conclusione
Non si può dire che quest'opera non sia bella, prima di tutto perché se non lo fosse stata non avrebbe vinto tutta quella roba, e secondo perché ha il suo fascino e tratta di un tema poetico e difficile in una maniera molto semplice, ma che per i miei gusti resta piuttosto banale. 
Per quanto possa essere un'opera che tenti di sensibilizzare il pubblico su questo tema, non mi ha stimolato ad informarmi meglio sulla condizione degli anziani e sull'avanzamento della ricerca in merito alla malattia di cui tratta. Mi ha dato l'impressione di un'opera fine a sé stessa, una specie di banco di prova su cui sperimentare una formula narrativa che, però, risulta vincente. 
La genialità dell'opera, in sostanza, sta nel mostrare il mondo al lettore con gli occhi di un malato di Alzheimer, utilizzando la specificità del racconto fumettistico nella maniera migliore, imbrogliando, giocando sporco, mescolando le carte e disseminando informazioni e indizi. La sua bravura non sta tanto nel tema scelto o nello sviluppo della trama, ma sostanzialmente nella sua capacità tecnica di proiettarti nella testa di un malato di Alzheimer, come per farti provare con mano cosa significhino questi stanti di coscienza alterati. 

A chi lo consiglio
A tutti quelli che amano il graphic novel d'autore. Che piaccia o non piaccia il genere, non è un autore da ignorare, va tenuto d'occhio e non si può essere appassionati lettori di graphic novel se non si è letto almeno quest'opera di Paco Roca. 

A chi non lo consiglio
A chi non ama i graphic novel, a chi non vuole sentire storie di ospizi e anziani, a chi preferisce le storie d'azione e i misteri misteriosi di trame articolate e piene di colpi di scena.

mercoledì 13 aprile 2016

Aspettando il Comicon - Wet Moon di Atzushi Kaneko [Recensione]

Oggi mi trovo a parlarvi, per la rubrica "Aspettando il Comicon" (di cui vi ho già parlato qui), di Atsushi Kaneko e del suo Wet Moon, miniserie in tre volumi pubblicata in Italia da Star Comics. 


Atsuhi Kaneko
Autore giapponese che ci ha messo un bel po' ad approdare al mercato italiano, e lo ha fatto grazie a Soil (edito da Planet Manga), fumetto messo in risalto dalla criticache lo ha definito "il Twin Peaks in versione manga".
In Italia ha pubblicato anche Deathco e Bambi (entrambi editi da Star Comics). Attualmente sono in fase di lettura di tutti questi fumetti e spero di riuscire, entro il Comicon, a recensirli tutti (fin dove riesco ad arrivare). 
La caratteristica particolare di questo autore è l'utilizzo di un tratto non "deformed", poco cartoonoso che rende i suoi personaggi somaticamente realistici. Altra caratteristica, veramente molto importante, è che non si fa aiutare, nei disegni, da altri assistenti (uso frequentissimo, se non addirittura tradizionale, per i mangaka), questo per mantenere lo stile grafico unitario e coerente all'interno della sua opera, cosa che lo rende, in qualche modo, molto simile ad un autore europeo o americano di graphic novel.  

Wet Moon
Siamo in Giappone, negli anni '60, prima che gli americani riescano ad arrivare sulla luna. 
La scena si apre come un noir: una donna con una giacca rossa cammina da sola, di notte, lungo una strada. Scopre di essere seguita da qualcuno. Inizia a correre perdendosi nella notte.

Il nostro protagonista è Sada, un giovane poliziotto reduce da una brutta ferita alla testa, che gli da un sacco di problemi: mal di testa e, addirittura, perdita di memoria e stato confusionale. 
Se vi dovessi raccontare la storia in maniera lineare sarei una pazza, perché in effetti la linearità della storia è mandata completamente a puttane a causa di una serie di salti temporali che rispecchiano la confusione mentale del protagonista. Sada stesso, infatti, non sa (o non ricorda, o non vuole ricordare) in che modo si è procurato quella ferita alla testa. Il ragazzo vive sul filo della follia, e, impotente a causa della perdita della memoria e di frequenti stati confusionali, come tale viene trattato. 
Descriverei Sada come "il buffone della sorte", in maniera shakespeariana, un ragazzo che non riesce in alcun modo ad avere un peso significativo nella propria esistenza, un po' anche a causa della sua ingenuità e della sua goffagine. Sada cerca in ogni modo a dare una direzione alla sua esistenza. Vuole essere un poliziotto onesto ma non gli riesce e sprofonda sempre di più trascinato a fondo da una serie di eventi che non riesce ad arginare. 
La sola cosa che lo spinge ad andare avanti è la convinzione (che non viene espressa, ma si riesce facilmente ad intuire che ci sia) di dover trovare necessariamente quella ragazza con il neo sulla guancia per sapere come si è procurato quella ferita alla testa e perché sta impazzendo. 
In sostanza Wet Moon è una storia di ossessioni e di discesa nella follia, così come conviene ad un buon noir. Il tutto è condito dalla presenza inquietante di una serie di personaggi collaterali, tutti al limite della follia o al limite della realtà, come il misterioso Tamayama: una sorta di entità occulta che presumibilmente ha il potere di viaggiare nel tempo, che sembra tenere le fila di un complotto misterioso che Sada vuole riuscire a portare alla luce. 
La stessa infanzia di Sada, il ricordo di sua madre ed una serie di rimandi alla luna (quasi fosse una metafora della perfezione irraggiungibile, o quasi fosse la volontà autodistruttiva di un'umanità che vuole spingersi troppo oltre, fino a sfiorare gli dei) rendono quest'opera una specie di insalatona di misteri.

Conclusioni
I disegni veramente belli e una sapiente costruzione registica piena di rimandi agli storici film noir e alla storia del cinema in generale (con rimandi anche al cinema espressionista e a Méliès) rendono quest'opera una piccola perla nello sconfinato universo di cazzate prodotto nell'immenso mare aperto del mondo fumettistico
La trama è contorta e, non lo nego, soffre un po' della sindrome di Lost
Questo succede quando uno scrittore inzotta una trama di misteri che tengono il lettore con l'acquolina alla bocca e attaccato al filo degli eventi nella speranza che a un certo punto riesca ad avere chiarezza sullo svolgimento dell'azione e una risposta alle millemila domande che si pone. La sindrome di Lost sta nell'impossibilità dello scrittore di rispondere a tutti i quesiti sorti nella trama, un po' perché si è lasciato prendere la mano nel gonfiare i misteri in fase di scrittura, un po' perché quando si vuole fare un'opera che abbia una specie di morale metaforica sulla condizione umana, non sempre si riesce ad essere chiari ed appaganti. 

//SPOILER: suppongo che nel finale ci sia anche un'imbeccata ai viaggi temporali o alle realtà parallele, ma, davvero, continuo a pensare che il conflitto della storia non sia mosso solo da un'ambientazione pseudo fantascientifica, ma dalla condizione umana di Sada, che rispecchia la condizione umana in generale: l'essere umano è continuamente alla ricerca di qualcosa (metaforicamente incarnato nella donna con la giacca rossa) che lo renda completo, che sia un'amore, o le risposte sulla vita, l'universo e tutto quanto, risposte che non abbiamo avuto nemmeno con il progresso scientifico e i viaggi nello spazio e che probabilmente non avremo mai.//FINE SPOILER.

In conclusione ritengo che, nonostante la trama che lascia un sacco di interrogativi aperti e un'interpretazione non univoca (che sa di già visto e fa un po' anni '80), sia un fumetto piacevole e che vale la pena leggere, con dei personaggi veramente ben descritti e delle atmosfere inquietanti che riescono veramente a segnare il lettore. Le qualità visionarie di Kaneko sono incredibili e padroneggia perfettamente la regia e l'atmosfera necessari ad intrigare. Piccola nota dolente: le donne si somigliano un po' troppo. 
I dialoghi non sono ridondanti (come, ahimè, accade in molta produzione giapponese), non sono verbosi, e si dà il giusto peso narrativo e il giusto senso "artistico" del silenzio.

A chi lo consiglio
Ai non lettori di manga che vogliono sorprendersi con qualcosa che esce fuori da certi facili stereotipi sul fumetto giapponese; a chi ama le trame arzigogolate fantascientifiche; agli appassionati di noir.

A chi non lo consiglio
A chi si vuole fare quattro risate; a chi non ama pescare nel torbido dell'inconscio umano; a chi non si appassiona agli hard boiled; a chi odia i finali poco chiari. 

lunedì 11 aprile 2016

Aspettando il Comicon - Nimona di Noelle Stevenson [Recensione]

Per la serie "Aspettando il Comicon" (rubrica annunciata qui e iniziata qui), oggi vi parlo di un fumetto di Noelle Stevenson: Nimona. In Italia è pubblicato da Bao. 


Noelle Stevenson
Autrice americana, per Nimona ha ricevuto delle nomination per gli Eisner Award, e ha ricevuto il premio Cartoonist Slate Studio  come miglior Web Comic nel 2012.
Ha iniziato a pubblicare on line sotto lo pseudonimo di Gingerhaze e ha raggiunto il successo on line con una reinterpretazione umoristica dei personaggi del Signore degli Anelli. 
Ovviamente è molto attiva on line, sui suoi account Twitter e Tumblr. Qui invece trovate il suo sito internet ufficiale. 

La Trama
Nimona un bel giorno si sveglia e decide di andare a fare da assistente a Sir Cuorenero, che è in pratica il super criminale che minaccia il mondo con piani sopraffini volti alla conquista di potere su qualsiasi cosa. O almeno questo è quello che l'"Ente", una specie di agenzia paragovernativa, che controlla l'opinione pubblica, vuole farci credere. Ben presto il desiderio di Nimona di aiutare Cuorenero a conquistare il mondo va in contrasto con la realtà dei fatti: Cuorenero non è poi così cattivo. 
Caratteristica della nostra Nimona è l'essere un inarrestabile e caotico risultato di un incrocio tra un mostro distruttore di qualsiasi forma di vita e una bambina. Dentro di lei si nasconde il segreto e la motivazione che l'ha portata a scegliere la strada di correre in aiuto di Cuorenero (e qui mi fermo per evitare Spoiler).

L'Ambientazione
Buona parte delle recensioni che ho letto in giro presentano questo fumetto come un graphic novel in ambientazione a metà tra il fantasy e il fantascientifico
Io credo che questo sia un modo per facilitarsi le cose. Nato come web-comic, una volta arrivato alle stampe è stato definito graphic novel,  un fumetto seriale suddiviso in 11 capitoli più l'epilogo. L'ambientazione più che fantasy/fantascientifica, si presenta come un fantasy non inteso alla Signore degli Anelli, ma favolistico, un modo intelligente per nascondere una specie di critica umoristica alle infrastrutture governative del nostro mondo reale (e non del mondo fantascientifico), e questo lo si riscontra anche sulla tipologia veloce e moderna del dialogo. 
Uno dei noccioli della trama, inoltre, verte sull'utilizzo da parte di una agenzia parastatale, detta "L'Ente" di una particolare sostanza potenzialmente letale per l'essere umano, la "Radicedigiada". In questa parte della trama, infatti, ho notato una specie di tematica ecologista che muove su basi "complottiste", scimmiottando alcune teorie che vedono i servizi segreti come una sorta di stato nello stato, che ci lascia vivere nell'illusione  di essere protetti, costruendo a tavolino i buoni e i cattivi. 

I Personaggi
In questi complotti dell'ente vengono coinvolti i due cavalieri posti in antitesi, ossia Cuorenero e Lombidoro. Questi sono due personaggi contrapposti non solo nel carattere, ma anche nel loro modo di essere disegnati, così che possano essere visivamente inquadrati, in un solo colpo d'occhio, come il cattivo e il buono; ma, leggendo il graphic novel, scopriamo che non tutto ciò che ci viene presentato come malvagio è tale. 

Conclusione
In sostanza la trama racconta in maniera divertente dell'essere e dell'apparire. Ogni personaggio, compresa Nimona stessa, compreso L'Ente, si dimostrano effettivamente non essere quello che sembrano. 
Nimona è una storia di amicizia, a tratti di amore, molto moderna, che gioca sugli stereotipi della nostra società (e non di una società fantascientifica!) per capovolgerli, senza diventare mai banale. 
Confesso che inizialmente la trama stentava a decollare, semplicemente perché il modo in cui comincia la storia (Nimona che arriva a casa di Cuorenero, gli dice che vuole fargli da assistente e lui accetta così, senza particolari rimostranze o dichiarate motivazioni coerenti) non sembra voler portare da nessuna parte, e forse dà anche un po' fastidio. Sorvolando questo primo scoglio, la lettura si fa piacevole e man mano, pagina dopo pagina, le motivazioni che spingono i vari personaggi ad agire diventano chiari e coerenti
I disegni sono molto caratteristici e bidimensionali che si sposano molto bene con l'ambientazione, giocando un po' a scimmiottare la piattezza delle immagini medievali. 
La copertina rigida scelta da Bao è sensorialmente appagante, liscia in maniera "pescosa" (dopo petaloso posso dirlo, non rompete le palle), che mi viene voglia di accarezzarla di tanto in tanto, manco fosse il libro mostro dei mostri. Il prezzo è piuttosto alto (forse un po' troppo per una cosa che nasce come web-comic): 24 €.

//SPOILER: Mi sono molto affezionata a Cuorenero e Lombidoro, non lo nascondo. La loro storia d'amore è accennata appena appena, non succede niente di eclatante all'interno del fumetto, ma si intuisce che c'è qualcosa, e trovo che sia stato un modo molto raffinato e intelligente di inserire la tematica omosessuale, giocando ancora una volta sul sembrare/apparire.// FINE SPOILER

A chi lo consiglio
A tutti quelli che amano le favole di nuova generazione, le ambientazioni fantasy stravolte dall'immissione di elementi della nostra realtà quotidiana (alla Shrek, per capirci), a tutti quelli che vogliono leggere qualcosa di piacevole e divertente. 

A chi non lo consiglio
A quelli che odiano Shrek e tutto ciò che gioca sul mischiare fantasy e realtà; a chi non apprezza le ragazze/mostro; a chi si aspetta un fantasy alla "Signore degli Anelli". 

giovedì 7 aprile 2016

Aspettando il Comicon - Il Gioco Lugubre di Paco Roca [Recensione]


Come vi avevo annunciato in questo post, da oggi comincio (purtroppo per voi) una piccola rubrica volta a conoscere meglio alcuni degli ospiti del Comicon 2016. 
In particolare oggi è la volta di un piccolo piacevole volumetto di Paco Roca edito da Tunuè, per la collana Prospero's Books.



In breve, possiamo definire questo volumetto una specie di piccolo gioco fumettistico, che analizza uno dei tanti lati oscuri di un artista, Salvador Dalì, che nella sua vita ha avuto modo di far parlare di sé, talvolta anche nutrendo questi pettegolezzi per ampliare la sua fama di uomo strano, perverso, e forse anche per questo estremamente interessante, al di là del suo acclarato e indiscusso genio artistico.

Paco Roca
Non è un novellino né tanto meno uno qualunque. Trattasi di uno dei più premiati e famosi autori di graphic novel in Europa. Spagnolo di origine (nato a Valencia), nel corso della sua carriera si è specializzato sempre di più sul Graphic Novel, fino ad arrivare a scrivere il pluripremiato Rughe, ad oggi considerato da moltissimi la vetta più alta della sua produzione (e infatti ha vinto un botto di premi, ma di Rughe parlerò in un post apposito).
È un affezionato delle edizioni italiane Tunuè, con cui ha già pubblicato opere come L'inverno del disegnatore, Memorie di un uomo in pigiama, nonché il già citato Rughe.
Qui trovate il suo contatto twitter, che vi aiuterà a restare aggiornati con le sue novità.
Vi segnalo anche il suo sito ufficiale e il suo blog italiano


Il Gioco Lugubre

Nel momento in cui apriamo il volume, ci troviamo catapultati in un testo che, un po' alla Nome della Rosa, ci accompagna nell'esperienza dell'autore che racconta in che modo ha avuto l'idea di scrivere questo graphic novel.
Il Gioco Lugubre, è un libro scritto da Jonás Arquero, misterioso personaggio che per un certo periodo della sua vita (qui si parla dell'estate del '36) è stato segretario di Salvador Dalì. Roca ritrova questo libro in una vecchia libreria, se ne innamora, e decide di scriverci un graphic novel, cercando in tutto e per tutto, di restare fedele alle atmosfere e alla storia di Arquero.

C'è da sottolineare che si tratta dello stesso titolo di una delle famose opere del pittore, una delle tante che provocarono scalpore nell'opinione pubblica, che le trovava inquietanti, se non addirittura sconvolgenti o volgari.

Nonostante la fedeltà al libro, Roca sceglie di non utilizzare il nome di Salvador Dalì, preferendo rifarsi allo pseudonimo di Salvador Deseo. 
Le prime tavole del fumetto ci portano in un'atmosfera da sogno che immediatamente ci presenta la matrice principale del conflitto del protagonista: lui e la donna che ama, un amore impossibile.
La grandissima portata immaginifica delle opere del pittore catalano viene assorbita da Roca, che la riutilizza all'interno di tutto il volume per dare un tono straniante a tutta la narrazione, talvolta finendo con l'indugiare un po' troppo su delle visioni orrorifiche, sicuramente suscitate dalla lettura del testo di Arquero (sempre che esista), ma che forse tendono a mistificare un po' il vero spirito del genio creativo di Dalì.

Atmosfera più noir che surrealista
Il testo è rigorosamente in bianco e nero, ma un bianco e nero ombreggiato in una tonalità violacea, quasi a voler imitare un vecchio film giallo della tv, oppure le vecchie fotografie.
Tradisce la monocromia solo e unicamente per il rosso della pittura, che è come il rosso del sangue, e talvolta ti viene da chiederti se il sangue sia pittura e viceversa. Questa cosa è perfettamente in linea con il gioco che lo stesso Dalì metteva in scena davanti ai suoi ospiti, che spesso, sconcertati, si chiedevano se quello che il pittore faceva e diceva fosse reale o soltanto una montatura per creare un personaggio (della serie: ci sei o ci fai).
Vero o non vero che fosse, chiunque abbia scritto il gioco lugubre vive un viaggio surreale in una villa surreale abitata da gente che esiste sul limite dello straniante, portando avanti abitudini che per l'epoca certamente non erano ben viste, e che quindi facilmente potevano essere oggetto di fantasie che montassero un caso.
Il surreale portato avanti da Roca si discosta fortemente da quello inquietante (sì), ma in qualche modo vitale del pittore catalano. Roca supera il limite di inquietudine del sogno facendo sfociare immagini surreali in toni horror che non guastano la storia, ma nemmeno spaventano.

La storia
In sostanza, man mano che si va avanti con la lettura, non si capisce precisamente quale sia il punto centrale della storia, o quale sia il messaggio. Se è vero che Roca ha cercato di attenersi fedelmente al testo ritrovato, il testo certamente doveva narrare di un progressivo discendere in un abisso di follia, dovuto un po' all'atteggiamento da pazzo del pittore, un po' anche da quello che gli davano da bere e da mangiare. Un uomo solo che si trova insinuato nel cervello il preconcetto di andare nella casa di un pazzo assassino (e che forse ha anche fatto fuori il suo predecessore), certamente potrebbe essere facilmente suscettibile a tutte le stranezze che vede.
Le due trame portanti sono il suo amore per una ragazza del paese, osteggiato dal padre di lei, e l'altra la sua discesa nella follia, costretto a "subire" in qualche modo l'influsso del malvagio pittore. Le due trame si incontreranno verso il finale in un crescendo drammatico che porterà, alla fine, a scoprire qual'è il segreto che si nasconde dietro i quadri del pittore.


Conclusione
A dire il vero la trama non sorprende, non stupisce, non spaventa. Nonostante questo non posso dire sia spiacevole, per questo inizialmente parlavo di un gioco, una specie di esercizio di stile. I disegni sono estremamente caratteristici, ma secondo me aiutano anche loro, che hanno un non so che di infantile, a non entrare troppo nell'atmosfera di paura.

Per quanto il pittore Deseo possa essere caratterizzato bene nelle posizioni e nel sapiente uso della luce e della regia, non posso dire che mi sia parso particolarmente inquietante. Sembra un ometto ridicolo, pieno di sé, che tutti in qualche modo assecondano. Questo magari può essere voluto, come a rispecchiare un ritratto storico dello stesso pittore, ma certamente non mi aiuta a definire quest'opera un'opera Horror.

Ci tengo molto a sottolineare sto fatto della storia horror perché, leggendo le recensioni on line, si batte molto su questo, come per pubblicizzare il prodotto. Ma se io vado a comprare un prodotto e mi trovo tra le mani qualcosa che non è quella che mi è stata pubblicizzata, un po' me la prendo.
Per questo motivo vi dico che: la storia è carina, non eccezionale. Gradevole, talvolta grottesca, e divertente, certamente non horror. Non è un capolavoro, ma non è nemmeno da buttare, e aiuta in questo tutta la curiosità che ti viene addosso quando leggi di questo Arquero.
Possiamo dire che non è una di quelle opere che una volta che hai letto te le dimentichi. Ti viene anche voglia di indagare su chi sia sto tipo e se esista veramente un libro che si chiama Il gioco lugubre. Quindi sì, la mia valutazione nel complesso è positiva.

A chi lo consiglio
A tutti quelli che amano Paco Roca, quello di Rughe, e che vogliono conoscere le sue origini. A quelli che sono incuriositi da storie surreali. A tutti quelli che amano l'arte e la storia dell'arte, ai fans di Dalì che vorrebbero avere un altro punto di vista su questo autore.

A chi non lo consiglio
A chi cerca un fumetto horror, a chi ama trovare il pelo nell'uovo, a chi ama Dalì spasmodicamente e non riesce ad accettare che possa diventare ispirazione per altra arte.

venerdì 1 aprile 2016

Napoli Comicon, recensioni e #cosplaybrutti

Scrivo questo post perché prima di continuare con le recensioni e con la storia di Chameleon's Dish e tutto il resto appresso, vorrei cominciare ad avvisarvi di alcune nuove iniziative.

Inizia da oggi una piccola rubrica amatoriale  volta a conoscere alcuni degli ospiti del Comicon 2016 che si terrà a Napoli dal 22 al 25 aprile.


Ogni anno, appena si inizia a spargere la voce sugli ospiti del Comicon, faccio la spesa in fumetteria - che poi sarebbe la libreria di casa di Marco perché lui ha uno stipendio e io no -  e mi procuro le pubblicazioni (più o meno aggiornate) di questi autori, in modo da poter capire cosa mi sta succedendo intorno, e in modo da poter sfruttare appieno l'opportunità di conoscere fisicamente questi autori. Questo perché un po' sono secchiona, e un po' perché chi vuole fare questo mestiere deve sapere di cosa si sta parlando.

Tutte queste recensioni saranno dedicate a una o più opere di uno stesso autore, ma tenete sempre conto del fatto che si tratta di recensioni fatte da una che non viene pagata per scrivere (e per questo si sente libera di dire quello che vuole), e soprattutto sono fatte da una sola persona, cioè non c'è uno staff dietro di me che possa aiutarmi a leggere e scrivere più velocemente, quindi saranno poche.

Quello che posso dirvi è che si tratterà certamente di Paco Roca, di Atsushi Kaneko e di Noelle Stevenson, più tutti quelli che riuscirò a fare nelle prossime settimane (e che Marco riuscirà a prestarmi).



Ovviamente cercherò di scrivere un breve (speriamo) commento anche per quanto riguarda il Comicon in sé, un po' come feci per Lucca, cronache che trovate ai seguenti link:

- Lucca Comics: considerazioni personali parte 1
- Lucca Comics: considerazioni personali parte 2

Questo servirà anche a farmi capire se posso continuare su questa strada anche per il prossimo Lucca Comics, al quale spero proprio di poter andare.

Ovviamente, se riuscirò, inizierò a tenere una rubrica di #cosplaybrutti, se me lo lasciano far fare senza scendere alle mani. Per questa rubrica vi consiglio di tenervi aggiornati sulla mia pagina FaceBook.

Ok, il post è finito. Statemi bene. Cià.

ps: le immagini me le sono andate a prendere sulla pagine FB ufficiale del Comicon, che trovate qui.