giovedì 7 aprile 2016

Aspettando il Comicon - Il Gioco Lugubre di Paco Roca [Recensione]


Come vi avevo annunciato in questo post, da oggi comincio (purtroppo per voi) una piccola rubrica volta a conoscere meglio alcuni degli ospiti del Comicon 2016. 
In particolare oggi è la volta di un piccolo piacevole volumetto di Paco Roca edito da Tunuè, per la collana Prospero's Books.



In breve, possiamo definire questo volumetto una specie di piccolo gioco fumettistico, che analizza uno dei tanti lati oscuri di un artista, Salvador Dalì, che nella sua vita ha avuto modo di far parlare di sé, talvolta anche nutrendo questi pettegolezzi per ampliare la sua fama di uomo strano, perverso, e forse anche per questo estremamente interessante, al di là del suo acclarato e indiscusso genio artistico.

Paco Roca
Non è un novellino né tanto meno uno qualunque. Trattasi di uno dei più premiati e famosi autori di graphic novel in Europa. Spagnolo di origine (nato a Valencia), nel corso della sua carriera si è specializzato sempre di più sul Graphic Novel, fino ad arrivare a scrivere il pluripremiato Rughe, ad oggi considerato da moltissimi la vetta più alta della sua produzione (e infatti ha vinto un botto di premi, ma di Rughe parlerò in un post apposito).
È un affezionato delle edizioni italiane Tunuè, con cui ha già pubblicato opere come L'inverno del disegnatore, Memorie di un uomo in pigiama, nonché il già citato Rughe.
Qui trovate il suo contatto twitter, che vi aiuterà a restare aggiornati con le sue novità.
Vi segnalo anche il suo sito ufficiale e il suo blog italiano


Il Gioco Lugubre

Nel momento in cui apriamo il volume, ci troviamo catapultati in un testo che, un po' alla Nome della Rosa, ci accompagna nell'esperienza dell'autore che racconta in che modo ha avuto l'idea di scrivere questo graphic novel.
Il Gioco Lugubre, è un libro scritto da Jonás Arquero, misterioso personaggio che per un certo periodo della sua vita (qui si parla dell'estate del '36) è stato segretario di Salvador Dalì. Roca ritrova questo libro in una vecchia libreria, se ne innamora, e decide di scriverci un graphic novel, cercando in tutto e per tutto, di restare fedele alle atmosfere e alla storia di Arquero.

C'è da sottolineare che si tratta dello stesso titolo di una delle famose opere del pittore, una delle tante che provocarono scalpore nell'opinione pubblica, che le trovava inquietanti, se non addirittura sconvolgenti o volgari.

Nonostante la fedeltà al libro, Roca sceglie di non utilizzare il nome di Salvador Dalì, preferendo rifarsi allo pseudonimo di Salvador Deseo. 
Le prime tavole del fumetto ci portano in un'atmosfera da sogno che immediatamente ci presenta la matrice principale del conflitto del protagonista: lui e la donna che ama, un amore impossibile.
La grandissima portata immaginifica delle opere del pittore catalano viene assorbita da Roca, che la riutilizza all'interno di tutto il volume per dare un tono straniante a tutta la narrazione, talvolta finendo con l'indugiare un po' troppo su delle visioni orrorifiche, sicuramente suscitate dalla lettura del testo di Arquero (sempre che esista), ma che forse tendono a mistificare un po' il vero spirito del genio creativo di Dalì.

Atmosfera più noir che surrealista
Il testo è rigorosamente in bianco e nero, ma un bianco e nero ombreggiato in una tonalità violacea, quasi a voler imitare un vecchio film giallo della tv, oppure le vecchie fotografie.
Tradisce la monocromia solo e unicamente per il rosso della pittura, che è come il rosso del sangue, e talvolta ti viene da chiederti se il sangue sia pittura e viceversa. Questa cosa è perfettamente in linea con il gioco che lo stesso Dalì metteva in scena davanti ai suoi ospiti, che spesso, sconcertati, si chiedevano se quello che il pittore faceva e diceva fosse reale o soltanto una montatura per creare un personaggio (della serie: ci sei o ci fai).
Vero o non vero che fosse, chiunque abbia scritto il gioco lugubre vive un viaggio surreale in una villa surreale abitata da gente che esiste sul limite dello straniante, portando avanti abitudini che per l'epoca certamente non erano ben viste, e che quindi facilmente potevano essere oggetto di fantasie che montassero un caso.
Il surreale portato avanti da Roca si discosta fortemente da quello inquietante (sì), ma in qualche modo vitale del pittore catalano. Roca supera il limite di inquietudine del sogno facendo sfociare immagini surreali in toni horror che non guastano la storia, ma nemmeno spaventano.

La storia
In sostanza, man mano che si va avanti con la lettura, non si capisce precisamente quale sia il punto centrale della storia, o quale sia il messaggio. Se è vero che Roca ha cercato di attenersi fedelmente al testo ritrovato, il testo certamente doveva narrare di un progressivo discendere in un abisso di follia, dovuto un po' all'atteggiamento da pazzo del pittore, un po' anche da quello che gli davano da bere e da mangiare. Un uomo solo che si trova insinuato nel cervello il preconcetto di andare nella casa di un pazzo assassino (e che forse ha anche fatto fuori il suo predecessore), certamente potrebbe essere facilmente suscettibile a tutte le stranezze che vede.
Le due trame portanti sono il suo amore per una ragazza del paese, osteggiato dal padre di lei, e l'altra la sua discesa nella follia, costretto a "subire" in qualche modo l'influsso del malvagio pittore. Le due trame si incontreranno verso il finale in un crescendo drammatico che porterà, alla fine, a scoprire qual'è il segreto che si nasconde dietro i quadri del pittore.


Conclusione
A dire il vero la trama non sorprende, non stupisce, non spaventa. Nonostante questo non posso dire sia spiacevole, per questo inizialmente parlavo di un gioco, una specie di esercizio di stile. I disegni sono estremamente caratteristici, ma secondo me aiutano anche loro, che hanno un non so che di infantile, a non entrare troppo nell'atmosfera di paura.

Per quanto il pittore Deseo possa essere caratterizzato bene nelle posizioni e nel sapiente uso della luce e della regia, non posso dire che mi sia parso particolarmente inquietante. Sembra un ometto ridicolo, pieno di sé, che tutti in qualche modo assecondano. Questo magari può essere voluto, come a rispecchiare un ritratto storico dello stesso pittore, ma certamente non mi aiuta a definire quest'opera un'opera Horror.

Ci tengo molto a sottolineare sto fatto della storia horror perché, leggendo le recensioni on line, si batte molto su questo, come per pubblicizzare il prodotto. Ma se io vado a comprare un prodotto e mi trovo tra le mani qualcosa che non è quella che mi è stata pubblicizzata, un po' me la prendo.
Per questo motivo vi dico che: la storia è carina, non eccezionale. Gradevole, talvolta grottesca, e divertente, certamente non horror. Non è un capolavoro, ma non è nemmeno da buttare, e aiuta in questo tutta la curiosità che ti viene addosso quando leggi di questo Arquero.
Possiamo dire che non è una di quelle opere che una volta che hai letto te le dimentichi. Ti viene anche voglia di indagare su chi sia sto tipo e se esista veramente un libro che si chiama Il gioco lugubre. Quindi sì, la mia valutazione nel complesso è positiva.

A chi lo consiglio
A tutti quelli che amano Paco Roca, quello di Rughe, e che vogliono conoscere le sue origini. A quelli che sono incuriositi da storie surreali. A tutti quelli che amano l'arte e la storia dell'arte, ai fans di Dalì che vorrebbero avere un altro punto di vista su questo autore.

A chi non lo consiglio
A chi cerca un fumetto horror, a chi ama trovare il pelo nell'uovo, a chi ama Dalì spasmodicamente e non riesce ad accettare che possa diventare ispirazione per altra arte.

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