mercoledì 9 dicembre 2015

Portugal - Recensione

Ancora una volta mi trovo a recensire un graphic novel. Questo in particolare mi è stato regalato alla cieca al mio compleanno, e devo dire che l'ho trovato veramente bello.
In Italia è edito da Bao, si chiama Portugal e il suo autore è Cyril Pedrosa.
Piccola premessa: questo fumetto non parla di super eroi, non ci sono mazzate alla cieca. È praticamente un romanzo grafico a tutti gli effetti, sensibile, divertente, ma che procede lentamente seguendo un filo logico. È una scrittura piena di sottotesti per cui se siete lettori pigri smammate.

Cyril Pedrosa
Appassionato di disegno e animazione dalla prima adolescenza, si iscrive alla scuola Gobelins di Parigi. Poi a un certo punto comincia a lavorare per gli studi francesi della Disney dove lavorerà nell'animazione di alcuni film, come il Gobbo di Notre Dame e in Hercules. Quindi è bravo (credo che il Gobbo di Notre Dame sia uno dei film Disney che preferisco).
Potete trovare QUI la sua pagina Wikipedia.
A guardarlo in faccia sembra un tipo proprio francese, ma a quanto sembra dal cognome qualche generazione fa doveva essere di qualche provenienza spagnola o, perché no, portoghese.
Io ci ho ravvisato, in tutto il graphic novel, un qualcosa di autobiografico, ma non ho trovato niente che mi confermi questo punto di vista.

Portugal
Tutte le famiglie hanno dei conti in sospeso. Ci sono risentimenti e misteri e una serie di sensazioni che ti restano attaccate addosso e non riesci a togliertele via, generazione dopo generazione, un po' come succede con certi caratteri del viso.


Simon a un certo punto della sua vita va in crisi creativa. È un disegnatore di un certo successo, ha una casa di cui no ha voglia di prendersi cura e ha una ragazza che vuole passare a un livello successivo di relazione. Ma lui ha qualcosa che non va, non si sente completo.
Per un puro caso del destino viene invitato a una specie di fiera del fumetto a Lisbona e qui riscopre in un certo senso quel "qualcosa" della sua terra di origine.

Nasce in qualche modo una specie di curiosità, e comincia a fare domande a suo padre, un uomo in carriera assente con il quale, si capisce, Simon non è mai riuscito ad avere un dialogo profondo.
Il matrimonio di una sua lontana cugina gli permetterà di ritrovare la sua enorme famiglia e di mettere il naso in quei "conti in sospeso". Questo lo spingerà a farsi altre domande che lo porteranno a viaggiare ancora, cercando il paese di origine da cui suo nonno partì molti anni prima per andare in Francia, nella speranza di costruirsi un futuro migliore.
Una volta trovati i suoi cugini portoghesi, Simon cercherà risposte a una serie di domande, ma capirà che non tutte le domande hanno bisogno di avere una risposta definitiva.
Trovare le proprie origini è una cosa importantissima, a mio avviso. Nel fumetto ho ritrovato certe atmosfere e certe sensazioni che una ragazza che vive nel Sud Italia sente già sue. Realtà rurali di una campagna che ora non è più campagna, ma solo provincia, usi, costumi, idee che derivano dai bisnonni, che sai di avere, ma non le riconosci.
Succede a un matrimonio, a Simon, di ritrovare un pezzo della storia dei suoi "antichi", una situazione simile a tante altre riunioni di famiglia, in cui ti ritrovi a ricostruire alberi genealogici e ti chiedi quanti racconti, quante storie, quanti volti ti sei perso per non aver ascoltato, da bambino, tutte le storie che i nonni volevano propinarti per forza, quando avevi in testa tutti quei power rangers da far combattere contro il male.
I disegni sono particolarissimi. Nella quinta di copertina Bao ci infila due righe sull'autore e pare che Cycril sia stato in qualche modo influenzato da Pratt. Si vede, nei disegni, per il colore acquerellato, ma non tanto per la costruzione dei personaggi, una sorta di caricatura arrognata e talvolta anche filiforme, molto caricata. Un tratto decisamente autoriale che rende queste figure tutte simili e allo stesso tempo tutte diverse, tutte con un'aria di famiglia, molto espressive, immerse in atmosfere sognanti in cui la musicalità del portoghese si riversa con baloon dal colore diverso (immagine molto evocativa che rende appieno la freschezza di un idioma vista dal punto di vista di uno che dentro quell'idioma ci trova qualcosa di familiare e misterioso e fantastico).
Bellissimi i dialoghi e la caratterizzazione dei personaggi. Non ci ho trovato niente di forzato. Alcuni personaggi, come il padre di Simon (Jean), parlano poco. Le storie di famiglia sono accennate ma quei brevi accenni ti aprono un mondo di possibilità. È una scrittura molto sottile grazie alla quale ti senti proiettato come ospite, come se tu avessi fisicamente accompagnato Simon nel suo viaggio come un amico che non vuol dire molto di sé, ma che in qualche modo ti lasci capire quali sono tutti i sottotesti che lo circondano.


La storia è articolata in tre atti che gradualmente ti aiutano a sprofondare nella vicenda. Il racconto è diviso in tre generazioni e si parte da Simon, il più giovane. La seconda fase è Jean, il padre, un personaggio aspro da capire ma che in qualche modo fa tenerezza. Ha le sue insicurezze, i suoi difetti incomprensibili, ma ha tanto in comune con il figlio. Leggendo la parte in cui Simon ha intenzione di scoprire questi segreti, ci accorgiamo di quanto padre e figlio siano veramente così simili nel loro modo di affrontare le cose. E poi c'è il terzo atto, quando parla di Abel, il nonno, ormai morto: la persona più difficile a cui fare domande.
Una delle scene in assoluto che ho trovato molto ben fatta (il fumetto è pieno zeppo di scene bellissime, ne dico una su tutte per non rompervi le scatole) è quella in cui si trovano nella stessa macchina Simon, suo padre e i due zii.
L'idea di far trovare delle persone che non vogliono vedersi bloccati sotto la pioggia in una macchina che non riparte è proprio la base dello storytelling: costringere elementi che si contrappongono a stare insieme. La gestione di questa situazione è impeccabile: quando si scrive un fumetto è necessario cercare di variare le inquadrature per far sì che la resa in totale della tavola fili liscia, senza farti storcere il naso con ripetizioni e cose di questo genere. In tal caso la scena dura ben 6 tavole e non c'è niente, assolutamnte NIENTE di sbagliato: Pedrosa sa perfettamente come variare e giocare con le inquadrature, e tutti i personaggi esprimono i loro conflitti e le loro personalità senza tradirsi, rivelando tutte le differenze caratteriali che li hanno portati a mal sopportarsi a vicenda, le tipiche dinamiche familiari che da piccolo ti snervano e da grande ti fanno dare ai matti (la scena di cui parlo la vedete in un assaggio qui a destra).

Note sull'edizione
Il graphic novel è enorme, è pesante, per cui non si può leggere a letto, ma su un divano con gatto sì. Credo sia anche piuttosto costoso (è un regalo, non so il prezzo, cercatevelo su Amazon!), però credo proprio valga la pena di fare questo sforzo.
In realtà questo da Bao è stato fatto rispettando il formato originale francese, 24x32. Trovo che sia una scelta giustissima che non tradisce la disposizione dell tavole e la qualità dei disegni.
Di solito gli italiani traducono qualsiasi cosa. La stessa Bao talvolta si lascia prendere la mano intervenendo direttamente sui disegni pur di rendere comprensibile all'ignorante medio di cosa si sta parlando (mi riferisco a QUESTA scena di Saga, in cui la scritta "Fuck Yeah" nella versione italiana è stata fisicamente presa a pugni e trasformata in "Cazzo sì"). In questo caso ringraziando il cielo si è cercato di non entrare nel testo, traducendo l'idioma portoghese. Anche nella versione francese il portoghese resta e, per quanto qualcuno possa storcere il naso pensando di perdersi qualche passaggio chiave della storia, posso assicurarvi che finisce in secondo piano: Pedrosa è riuscito a rendere comprensibile tutto, sia dal modo di gesticolare dei personaggi, sia nella descrizione del contesto tramite disegni "parlanti" a tutti gli effetti.

A chi lo consiglio
Tutti quelli che amano le vecchie storie di famiglia. È una storia che fa pensare molto ed è come leggere un vero e proprio romanzo, per cui lo consiglio a chi è appassionato di lettura in generale e che ama molto il disegno autoriale.

A chi non lo consiglio
A chi si lascia abbattere dalla grandezza del volume. A chi non ama le storie senza scene di inseguimenti, azione e sparatorie. A chi non ama il disegno autoriale e gli acquerelli.

  

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