mercoledì 13 aprile 2016

Aspettando il Comicon - Wet Moon di Atzushi Kaneko [Recensione]

Oggi mi trovo a parlarvi, per la rubrica "Aspettando il Comicon" (di cui vi ho già parlato qui), di Atsushi Kaneko e del suo Wet Moon, miniserie in tre volumi pubblicata in Italia da Star Comics. 


Atsuhi Kaneko
Autore giapponese che ci ha messo un bel po' ad approdare al mercato italiano, e lo ha fatto grazie a Soil (edito da Planet Manga), fumetto messo in risalto dalla criticache lo ha definito "il Twin Peaks in versione manga".
In Italia ha pubblicato anche Deathco e Bambi (entrambi editi da Star Comics). Attualmente sono in fase di lettura di tutti questi fumetti e spero di riuscire, entro il Comicon, a recensirli tutti (fin dove riesco ad arrivare). 
La caratteristica particolare di questo autore è l'utilizzo di un tratto non "deformed", poco cartoonoso che rende i suoi personaggi somaticamente realistici. Altra caratteristica, veramente molto importante, è che non si fa aiutare, nei disegni, da altri assistenti (uso frequentissimo, se non addirittura tradizionale, per i mangaka), questo per mantenere lo stile grafico unitario e coerente all'interno della sua opera, cosa che lo rende, in qualche modo, molto simile ad un autore europeo o americano di graphic novel.  

Wet Moon
Siamo in Giappone, negli anni '60, prima che gli americani riescano ad arrivare sulla luna. 
La scena si apre come un noir: una donna con una giacca rossa cammina da sola, di notte, lungo una strada. Scopre di essere seguita da qualcuno. Inizia a correre perdendosi nella notte.

Il nostro protagonista è Sada, un giovane poliziotto reduce da una brutta ferita alla testa, che gli da un sacco di problemi: mal di testa e, addirittura, perdita di memoria e stato confusionale. 
Se vi dovessi raccontare la storia in maniera lineare sarei una pazza, perché in effetti la linearità della storia è mandata completamente a puttane a causa di una serie di salti temporali che rispecchiano la confusione mentale del protagonista. Sada stesso, infatti, non sa (o non ricorda, o non vuole ricordare) in che modo si è procurato quella ferita alla testa. Il ragazzo vive sul filo della follia, e, impotente a causa della perdita della memoria e di frequenti stati confusionali, come tale viene trattato. 
Descriverei Sada come "il buffone della sorte", in maniera shakespeariana, un ragazzo che non riesce in alcun modo ad avere un peso significativo nella propria esistenza, un po' anche a causa della sua ingenuità e della sua goffagine. Sada cerca in ogni modo a dare una direzione alla sua esistenza. Vuole essere un poliziotto onesto ma non gli riesce e sprofonda sempre di più trascinato a fondo da una serie di eventi che non riesce ad arginare. 
La sola cosa che lo spinge ad andare avanti è la convinzione (che non viene espressa, ma si riesce facilmente ad intuire che ci sia) di dover trovare necessariamente quella ragazza con il neo sulla guancia per sapere come si è procurato quella ferita alla testa e perché sta impazzendo. 
In sostanza Wet Moon è una storia di ossessioni e di discesa nella follia, così come conviene ad un buon noir. Il tutto è condito dalla presenza inquietante di una serie di personaggi collaterali, tutti al limite della follia o al limite della realtà, come il misterioso Tamayama: una sorta di entità occulta che presumibilmente ha il potere di viaggiare nel tempo, che sembra tenere le fila di un complotto misterioso che Sada vuole riuscire a portare alla luce. 
La stessa infanzia di Sada, il ricordo di sua madre ed una serie di rimandi alla luna (quasi fosse una metafora della perfezione irraggiungibile, o quasi fosse la volontà autodistruttiva di un'umanità che vuole spingersi troppo oltre, fino a sfiorare gli dei) rendono quest'opera una specie di insalatona di misteri.

Conclusioni
I disegni veramente belli e una sapiente costruzione registica piena di rimandi agli storici film noir e alla storia del cinema in generale (con rimandi anche al cinema espressionista e a Méliès) rendono quest'opera una piccola perla nello sconfinato universo di cazzate prodotto nell'immenso mare aperto del mondo fumettistico
La trama è contorta e, non lo nego, soffre un po' della sindrome di Lost
Questo succede quando uno scrittore inzotta una trama di misteri che tengono il lettore con l'acquolina alla bocca e attaccato al filo degli eventi nella speranza che a un certo punto riesca ad avere chiarezza sullo svolgimento dell'azione e una risposta alle millemila domande che si pone. La sindrome di Lost sta nell'impossibilità dello scrittore di rispondere a tutti i quesiti sorti nella trama, un po' perché si è lasciato prendere la mano nel gonfiare i misteri in fase di scrittura, un po' perché quando si vuole fare un'opera che abbia una specie di morale metaforica sulla condizione umana, non sempre si riesce ad essere chiari ed appaganti. 

//SPOILER: suppongo che nel finale ci sia anche un'imbeccata ai viaggi temporali o alle realtà parallele, ma, davvero, continuo a pensare che il conflitto della storia non sia mosso solo da un'ambientazione pseudo fantascientifica, ma dalla condizione umana di Sada, che rispecchia la condizione umana in generale: l'essere umano è continuamente alla ricerca di qualcosa (metaforicamente incarnato nella donna con la giacca rossa) che lo renda completo, che sia un'amore, o le risposte sulla vita, l'universo e tutto quanto, risposte che non abbiamo avuto nemmeno con il progresso scientifico e i viaggi nello spazio e che probabilmente non avremo mai.//FINE SPOILER.

In conclusione ritengo che, nonostante la trama che lascia un sacco di interrogativi aperti e un'interpretazione non univoca (che sa di già visto e fa un po' anni '80), sia un fumetto piacevole e che vale la pena leggere, con dei personaggi veramente ben descritti e delle atmosfere inquietanti che riescono veramente a segnare il lettore. Le qualità visionarie di Kaneko sono incredibili e padroneggia perfettamente la regia e l'atmosfera necessari ad intrigare. Piccola nota dolente: le donne si somigliano un po' troppo. 
I dialoghi non sono ridondanti (come, ahimè, accade in molta produzione giapponese), non sono verbosi, e si dà il giusto peso narrativo e il giusto senso "artistico" del silenzio.

A chi lo consiglio
Ai non lettori di manga che vogliono sorprendersi con qualcosa che esce fuori da certi facili stereotipi sul fumetto giapponese; a chi ama le trame arzigogolate fantascientifiche; agli appassionati di noir.

A chi non lo consiglio
A chi si vuole fare quattro risate; a chi non ama pescare nel torbido dell'inconscio umano; a chi non si appassiona agli hard boiled; a chi odia i finali poco chiari. 

2 commenti:

  1. Ora a leggere Soil! E poi di corsa verso Nihei, prima che passi l'impulso manga!

    RispondiElimina
  2. Soil mi sta piacendo, ma temo che Bambi e Deathko non li recensirò!

    RispondiElimina